"Expo, Sala non ha agito per il bene sociale"

Il ricorso contro la condanna di primo grado per i verbali falsi, il pg: «Nessuna attenuante»

"Expo, Sala non ha agito per il bene sociale"

Non fu un falso «a fin di bene» per la Procura generale, quello commesso da Giuseppe Sala all'epoca in cui era ad di Expo. In particolare non sarebbe plausibile la giustificazione di aver agito per motivi di «particolare valore morale e sociale», come invece sostengono i giudici di primo grado che nel luglio scorso hanno condannato il sindaco a sei mesi di reclusione convertiti in una multa da 45mila euro.

Le ragioni dell'accusa sono esposte nell'atto di appello depositato ieri e con cui il sostituto pg Massimo Gaballo impugna la sentenza del Tribunale. Il tono dell'istanza è - come lo è da quando la Procura generale ha avocato a sé l'inchiesta sottraendola alla Procura della Repubblica - duro. Sala è accusato di avere retrodatato due verbali per la sostituzione di altrettanti membri della commissione per l'appalto della Piastra, che si erano rivelati incompatibili. «Non può ritenersi - scrive il pg - che la soluzione adottata, di eliminare le incompatibilità con atti pubblici retrodatati, (...) fosse supportata da una incondizionata approvazione della società, in considerazione della conclamata lesione del bene giuridico della fede pubblica e della trasparenza dell'attività amministrativa, anch'esso socialmente approvato». Per la Procura generale, in sostanza, l'aver falsificato le carte per evitare ulteriori ritardi nell'allestimento dell'Esposizione non è un atto di particolare valore morale e sociale. Questo perché non l'intera collettività considera l'obiettivo di non compromettere la manifestazione prevalente su un bene giuridico: quello della fede pubblica e della trasparenza dell'azione amministrativa appunto. È proprio la concessione dell'attenuante di aver agito per motivi sociali uno dei punti contestati dal pg. Come quella delle attenuanti generiche: «La sola incensuratezza - scrive - non è sufficiente». Inoltre il primo cittadino «non ha mai collaborato alle indagini, facendosi interrogare o rendendo dichiarazioni spontanee, come sarebbe stato doveroso anche in considerazione del suo ruolo pubblico» e «nell'esame dibattimentale ha reso dichiarazioni ritenute mendaci dallo stesso Tribunale».

Nei prossimi giorni è atteso, nei termini prescritti, il ricorso dei difensori di Sala. Poi la corte d'Appello dovrà fissare la data del nuovo processo, anche se il reato attribuito al sindaco andrà in prescrizione a fine novembre.

La Procura generale ha presentato ricorso anche contro le decisioni a carico degli altri imputati. A partire dall'assoluzione dell'ex manager di Expo Angelo Paris, coimputato di Sala per falso, e dell'ex dg di Ilspa Antonio Giulio Rognoni.

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