Le «fake news» di un matrimonio fallito e il Sindaco di Eduardo versione Gomorra

Al Piccolo il regista Martone rivisita il classico con i ragazzi del teatro civile

Marta Calcagno Baldini

Temi forti e drammaturgie inedite, ecco come aprono i sipari la maggior parte dei teatri milanesi per il gennaio 2018, sperando sia un intento per tutta questa seconda parte dei cartelloni. All'Out Off da oggi al 4 febbraio protagoniste sono le «fake news» con le parole di Alberto Moravia: in scena in prima nazionale L'angelo dell'informazione, per la regia di Lorenzo Loris, raccolta di testi che il grande autore aveva pensato per il teatro. Una coppia sposata e l'amante di lei vivono a Roma negli anni '80 e consumano un rapporto basato su falsità, che secondo Moravia significava scambiarsi fin troppe informazioni: i protagonisti vivono la crisi del loro matrimonio perché tra loro non c'è verità nonostante abbondino le parole (www.teatrooutoff.it). Temi attuali anche al Filodrammatici, ma su un argomento di cronaca: da oggi al 14 gennaio va in scena Utoya, di Edoardo Erba per la regia di Serena Sinigaglia. Arianna Scommegna e Mattia Fabris raccontano la storia di Andres Breivik, il carnefice che nel 2011 sull'isola di Utoya, sede del campeggio dei giovani socialdemocratici, uccise 69 ragazzi. All'Elfo Puccini si parla di mafia oggi, domani e dal 12 al 14 gennaio con Va pensiero di Marco Martinelli, anche regista con Ermanna Montanari, su quanto possa essere insinuante la corruzione della mafia nel tessuto sociale in relazione alla speranza risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Da ieri sempre all'Elfo Puccini in prima nazionale è in scena L'acrobata fino al 4 febbraio, di Laura Forti in uno spettacolo di Elio De Capitani, produzione Teatro dell'Elfo: José, chiamato comandante Ernesto dai compagni di lotta, viene ucciso in Cile nel 1986 per aver attentato al dittatore Pinochet (www.elfo.org). Se l'attualità passa non solo attraverso i temi che si affrontano, ma anche per il modo in cui si trattano, il Piccolo Teatro presenta l'argomento sempiterno della morte riletto in chiave moderna: dal 10 al 20 gennaio, al Teatro Studio Melato i Rimini Protokoll, guidati dagli elvetici Stefan Kaegi e Dominic Huber, propongono Nachlass, quel che resta di noi, dove Nachlass è una parola tedesca tradotta come «lascito, eredità». Lo spettatore cerca la testimonianza di otto persone defunte affidata a installazioni audiovisive e oggetti che ne raccontano l'eredità dopo la scomparsa. Al Piccolo Teatro Grassi per la prima volta Mario Martone affronta una regia di Eduardo De Filippo, Il sindaco del Rione Sanità. Martone riattualizza il classico inserendo nella produzione il NEST Napoli Est Teatro di San Giovanni a Teduccio, uno dei quartieri più popolari e difficili di Napoli; con Francesco Di Leva, in scena, un cast che, contravvenendo in parte alle stesse indicazioni di Eduardo, abbassa notevolmente l'asticella dell'età dei vari interpreti. Al Litta da oggi al 14 gennaio Corrado D'Elia debutta con la sua nuova regia Io, Ludwig Van Beethoven un omaggio a un genio della musica per indagarne la sordità, i rapporti col padre e molto altro.

Torniamo alla coppia autore-regista Edoardo Erba-Serena Sinigaglia per il thriller psicologico Rosalyn, al Carcano dall'11 al 21 gennaio. Marina Massironi e Alessandra Faiella sono le interpreti di una storia comica e ricca di colpi di scena.

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