Fantasmi da Apocalisse: così Baj ha ritratto tutte le paure dell'uomo

A Legnano il capolavoro del pittore milanese. Esposte fino a febbraio oltre 150 sagome

Fantasmi da Apocalisse: così Baj ha ritratto tutte le paure dell'uomo

A pensarci bene l'universo è nato, scientificamente, con una apocalisse - Big Bang! , il mondo è cristianamente una apocalypsis - una «rivelazione» - e l'umanità, culturalmente, è da sempre pervasa da un clima apocalittico: guerre, distruzioni, catastrofi naturali, funghi atomici. L'Apocalisse, comunque la si consideri, è un tema di perenne attualità.

Attuale, a suo modo cristiana, razionalmente laica, figlia di mille culture mitologia, leggende, folklore, le danze macabri medievali, le visioni di Hieronymus Bosch, l'apocalisse nucleare... l'immensa Apocalisse di Enrico Baj (1924-2003) ciclicamente ritorna. Spaventandoci, divertendoci. La prima volta l'Apocalisse di Baj deflagrò nel 1979, sui tre piani dello Studio Marconi di Milano, poi girò il mondo: Mantova, Miami, Germania, Roma... Ogni volta uguale a se stessa, ogni volta diversa. Gli incubi generati dal sonno della Ragione e i sogni creati dall'esplosione della Fantasia sono sempre differenti, ma si assomigliano tutti.

Ma che cos'è l'Apocalisse «costruita» da Enrico Baj? È il suo capolavoro. È la messa in scena delle paure dell'Uomo contemporaneo, figlie di terrori ancestrali, attraverso una serie di sagome, di svariate dimensioni, dipinte e intagliate nel legno (draghi, licantropi, mani senza corpi, corpi senza arti, teste con tre occhi, occhi senza faccia, facce senza volti, volti stravolti, e poi teschi, artigli, pipistrelli, diavoli, folli, serpi, pinocchi inquietanti, esseri mostruosi, orchi, Babau, divoratori di bambini...) e appese alle pareti, avvolgendo te, spaesato visitatore. Un po' teatro infernale, un po' divertissement allucinato. È un ciclo narrativo, un'enorme installazione. Un buffo carosello dell'orrore.

L'Apocalisse, realizzata - sagoma dopo sagoma, personaggio dopo personaggio - a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, è un'opera monstrum a cui Baj si dedicò in maniera totale, aggiungendo, spostando, dipingendo, trasformando in piccoli e grandi mostri quell'umanità degradata che vedeva intorno a lui. E ora, noi, ancora una volta, la possiamo rivedere, l'Apocalisse: è distesa sulle parenti (tre intere e la quarta, con una grande finestra affacciata sul parco, a chiudere con gli alberi una perfetta selva infernale) dell'ultima sala di Palazzo Leone da Perego, a Legnano. Benvenuti - se volete assistere alla fine del mondo vista da un artista bambino - alla mostra Mirabili mostri. L'Apocalisse secondo Baj (fino al 26 febbraio 2017; a cura di Emma Zanella, Roberta Cerini Baj e Chiara Gatti).

In fondo alla mostra, nella grande stanza apocalittica, incontrerete i teneri mostri, in 150 sagome, che portano i nomi fantastici di Linguinbocca, Mangiagiduglie, Ranocchio cornuto, Cazzorittocannibal-mangiabambini... Ma prima, in un lungo percorso preparatorio, lungo le altre sette sale della mostra, è raccontata la genesi dell'Apocalisse.

Ossia la preparazione artistica di Baj, dal periodo nucleare le prime spirali e gli «ultracorpi» usciti dal magma della materia primigenia alla riflessione su Picasso e su Guernica, citato anche nei mostruosi Funerali dell'anarchico Pinelli, fino ai dripping e i teli (che Baj stendeva sul prato di casa ad asciugare dopo averli dipinti) che annunciano la sua dantesca e marionettistica Apocalisse... E quando ci arriverete, resterete a bocca aperta. Come le sue sagome mostruose.

Ma non spaventatevi. Non c'è nulla, più dell'ingenuità dell'arte, che possa esorcizzare la paura.

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