«Ce l'ho, ce l'ho, manca». Il ritornello è sempre lo stesso. Dalle generazioni cresciute con il mito di Rivera ai piccoli fan dei Pato o dei Milito di oggi, il rito dellalbum Panini resta intatto. Come immacolata è l'emozione di aprire una bustina e trovare quel Carneade introvabile dell'ultima squadra di serie C. Un piccolo miracolo in anni di dittatura tv, computer e digitale.
È passato mezzo secolo dal primo numero edito dai fratelli modenesi, ma la passione per la raccolta di figurine per eccellenza è ancora forte. Chi era al centro commerciale Brianza a Paderno Dugnano per il «Panini Tour 2012» ne ha avuto conferma. Presenti grandi e piccini, accomunati dall'amore per il calcio. Con i papà che con la scusa di aiutare i figli tornano bimbi. E si mettono a contrattare improbabili scambi di doppioni, mentre i piccoli giocano. «Io gli ho dato Vargas, Giaccherini e lo scudetto del Novara, lui Klose, Palladino e Giacomazzi». Meglio del calciomercato, perché qui Bogdani può valere come e più di Ibrahimovic.
Vicino i bimbi giocano. Gabriel, nove anni e la maglia del Milan, fianco a fianco con Alessandro, sette anni e divisa della Juve con tanto di cognome dellomonimo Matri stampato sulle spalle. Alla faccia dei veleni della lotta scudetto.
Ogni collezionista può barattare sino a dieci doppioni anche con gli addetti della Panini. Che intanto riforniscono la folla con gadget di ogni tipo. Magneti con la mitica rovesciata di Carlo Parola, simbolo storico della raccolta, brochure con tutte le 51 copertine dal 1961 a oggi e via dicendo. C'è anche chi torna indietro con la memoria. «Pizzaballa era diventato un incubo per me - ricorda nonno Claudio -. Mi mancava solo lui per finire l'album e ho speso settimane di mance in bustine. Ma che gioia quel giorno che l'ho stretto tra le mani». Una figurina dona l'immortalità. Per informazioni, chiedete allo stesso Pier Luigi Pizzaballa, onesto portiere dellAtalanta anni 60. In campo era uno dei tanti, ma sull'album Panini era il numero uno. In tutti i sensi, perché la raccolta iniziava proprio da lui. E, ironia della sorte, proprio quella di Pizzaballa fu la figurina introvabile per eccellenza. Colpa di un aneddoto che in pochi conoscono: inizio stagione '63-'64, il fotografo Panini si reca al campo dell'allenamento degli orobici, ma il portiere quel giorno non c'è.
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