Film che stimolano i neuroni E il relax è solo un'illusione

Sette opere di fiction illustrate da famosi ricercatori che spiegano gli effetti del grande schermo sul cervello

Stefano Giani

Lacrime senza cuore. Rapite. Sfuggite. Incontrollate. Spontanee. Comunque lacrime. Comunque emozioni. Nate nel cervello prima di trasformarsi in puro sentimento. Terremoti dell'anima che si coniugano con movimenti corporei. Gesti e sussulti. Il cinema come esperienza di motilità è una scoperta del terzo millennio. Si chiamano neuroscienze e, tra le tante discipline alle quali hanno cambiato la vita, c'è anche la Settima arte. Guardare un film, insomma, non è solo relax, come si è sempre creduto. E, al di là di quanto si è portati a immedesimarsi nelle immagini, il corpo tende a riprodurre i comportamenti cui assiste.

L'appetito e gli appetiti. Davanti a una tavolata o nell'incantesimo di un bacio e del desiderio. La colpa della calma perduta è dei neuroni specchio che abitano nell'area di Broca e nella corteccia parietale inferiore, due zone del cervello che non conoscono la parola quiete. E vivono per riprodurre e replicare sul soggetto ciò che egli vede accadere di fronte a sé. Negli anni Ottanta si partì con esperimenti - non dolorosi né invasivi - sui macachi. La loro calotta nasconde centri meno articolati di quelli umani, scoprirono a Parma. Poi la disciplina si allargò e gli effetti delle neuroscienze hanno toccato tutti i versanti. Cinema incluso.

Sono fioriti studi, culminati con un recente volume, Lo schermo empatico (Cortina, pp. 318), dove il ricercatore Vittorio Gallese e il docente di Teorie del cinema Michele Guerra, entrambi dell'Università ducale, applicano le nuove scoperte alla visione di film, servendosi di capolavori vecchi e nuovi. Da Notorious di Hitchcock a Persona di Ingmar Bergman. Da Shining di Stanley Kubrick al Silenzio degli innocenti di Jonathan Demme. E si potrebbe continuare perché la Settima arte risveglia puntualmente cellule nervose dimenticate. O forse ignorate. E se lo studioso indiano Vilayanur Ramachandran profetizzava che «i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il Dna è stato per la biologia», la portata della scoperta è planetaria.

Sotto questi auspici parte «Cervello & Cinema», prima edizione di un festival che per sette giorni - da lunedì 27 al 2 aprile - porterà allo spazio Oberdan la proiezione di altrettanti film, introdotti e commentati da scienziati di grande carisma in Italia e all'estero, inaugurati proprio da Gallese e Guerra. Parleranno delle loro ricerche ponendo l'accento su temi come il rapporto tra cinema ed emozioni. Menzogna. Devianze sessuali. Malattie neurodegenerative.

Si inizia con Persona di Ingmar Bergman, strategico in questo contesto. Un'attrice scoppia improvvisamente in una crisi di risa per poi chiudersi, altrettanto a sorpresa, in un mutismo assoluto. Nonostante la perfetta salute, le viene consigliato un periodo di riposo con un'infermiera che scopre, in quella donna silenziosa, l'interlocutrice ideale nella quale identificarsi, fino a raccontarle la sua vita più intima. L'asse si spezza quando l'assistente scopre che l'ascoltatrice ha rivelato per lettera tutte le sue confessioni. L'aggredisce poi torna in sé, ma ormai l'equilibrio è spezzato e ognuna delle due fa separatamente ritorno a casa.

Il clan di Pablo Trapero è invece la storia vera di una famiglia argentina che visse di sequestri di persona durante la dittatura di Videla e A dangerous method di David Cronenberg, ispirato alla vita dello psichiatra Carl Gustav Jung, mentre L'amore bugiardo di David Fincher corre sul confine tra lucidità e psicopatia in una storia avvincente e sconcertante.

Ti guardo di Lorenzo Vilas è la cupa storia di un voyeur, mentre Go now di Michael Winterbottom racconta l'insorgere della sclerosi multipla in un ragazzo. La rassegna si conclude con lo spensierato cartone Alla ricerca di Dory che indaga i segreti della memoria.

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