Come funziona l'App della discordia

«Uber» è un'applicazione per smartphone, che però si può scaricare anche sui tablet, con un po' di abilità a smanettare. Una volta entrati, bisogna registrarsi e fornire la carta di credito (il servizio si paga non direttamente al conducente, ma all'agenzia che lo gestisce). La app chiede di inserire il luogo di partenza. A questo punto si può scegliere tra diverse opzioni, dalla berlina al mini van fino al servizio pop, quello finito sotto accusa, perché consente a chiunque di improvvisarsi tassisti e conducenti di auto.
Se si sceglie la versione berlina, la Uber black car, arriva un autista in giacca e cravatta, che apre la portiera e fa salire il cliente. Se piove, l'autista apre l'ombrello e va a prendere il passeggero direttamente al portone.

Gli altri servizi sono pensati quando i clienti sono più di uno, magari un'intera famiglia.
Quando prenoti, vedi la foto dell'autista e il tipo di macchina: se qualcosa non piace, si può dire di no e cercarne un altro. Si può poi seguire il conducente nel traffico e controllare la strada che sceglie.

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