Il futuro di Trenord tra bilanci in crescita e flotta da rinnovare

Lunedì il cda della controllata regionale per proseguire nel piano degli investimenti

Il futuro di Trenord tra bilanci in crescita e flotta da rinnovare

C'è parecchia attesa per il cda di Trenord convocato lunedì per l'approvazione del bilancio. L'ad Cinzia Farisè dovrà mettere sul tavolo business plan, risultati economico-finanziari e programmi di investimento nella flotta treni della società ferroviaria al 50 per cento nel portafoglio della Regione grazie alla holding Ferrovie Nord Milano. Perché l'altro socio è Ferrovie dello Stato e sempre di più sarebbero, almeno secondo voci che corrono al Pirellone, gli indizi di appetiti romani sulla società lombarda visto che, si lascia scappare qualcuno, «evidentemente agli ex monopolisti la concorrenza è cosa che proprio non piace». Aggiungendo che non si spiegherebbero altrimenti gli attacchi ai vertici della società che nemmeno il clima elettorale di queste settimane sembra giustificare. Perché fatta la tara sullo scontato soffiare sul fuoco dei comitati di pendolari più o meno politicizzati messo in campo soprattutto dai candidati del centrosinistra per andare a caccia di qualche voto, sembra che proprio sulla loro pelle si stia giocando una partita più di potere che di servizio pubblico.

Uno scontro su cui si è poi innestata Rfi, la società proprietaria delle reti dopo le tre vittime e i 46 feriti dell'incidente di Pioltello su cui la magistratura sta indagando, ma sulla cui ricostruzione pesano evidentemente le fotografie delle zeppe di legno ai binari viste su giornali e telegiornali. Anche perché da un documento datato dicembre dell'Ansf, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, arriva la bacchettata a Rfi dato che risultano in vertiginosa salita i grafici che dopo le ispezioni riportano «difetti del binario» (sotto i mille nel 2010, sopra i 4mila nel 2015 e addirittura abbondantemente sopra i 5mila nel 2016) e le «rotture rotaia» che da sotto quota 400 nel 2010 hanno toccato 500 nel 2015, per calare un po' nel 2016. Numeri a cui si aggiunge la notizia pubblicata ieri da Repubblica di una lettera inviata proprio da Ansf a Rfi con la richiesta di provvedere alla manutenzione per non perdere le autorizzazioni alla sicurezza.

Altro capitolo, e qui i pendolari e i loro comitati hanno più di una ragione, è quello della necessità ormai sempre meno procrastinabile della sostituzione di treni ormai datati agli anni Ottanta. Perché crea indubbiamente un certo sconcerto scoprire che nella commessa di Trenitalia per la messa in funzione dei nuovi treni, 9 siano stati assegnati al Piemonte, 43 alla Liguria, 78 al Veneto, 86 all'Emilia Romagna e zero alla Lombardia. Proprio così, zero alla Lombardia dove pure Trenitalia è non solo azionista di Trenord, ma proprietaria della flotta più vetusta se è vero che il 40 per cento dei treni ha più di 35 anni e tutti appartengono proprio a Trenitalia. Al contrario Trenord negli ultimi anni ha messo in servizio 75 nuovi treni, dei quali 32 a doppio piano per un totale di 378 nuove vetture, delle quali 164 a doppie. Un dato ancor più rilevante se si nota che nell'intero ultimo decennio i nuovi treni entrati in servizio sono stati 190 a fronte dei 75 dei soli ultimi tre anni. Questo perché la Regione ha investito un miliardo di euro per l'acquisto di 131 treni (e 16 locomotive E464), mentre Fnm ha investito mezzo miliardo di euro per 63 nuovi convogli. Cifre ben più consistenti di quelle messe a disposizione da Trenitalia per 38 treni (che al valore di 10 milioni di euro a treno fa 380 milioni). Investimenti unici in Italia per una singola regione, ma che non sono stati sufficienti per togliere dal servizio il materiale rotabile meno recente, interamente di proprietà di Trenitalia, tanto che la Regione Lombardia ha approvato lo scorso anno un piano da 1.600 milioni di euro per l'acquisto di 161 nuovi treni.

Cifre destinate a migliorare ulteriormente un servizio che i dati dell'ultimo triennio sembrano promuovere, pur con la necessità di proseguire il lavoro di riqualificazione. Perché se dal 2014 al 2015 i passeggeri giorno erano passati da 702mila a 703mila, anche nel 2017 si dovrebbe registrare un ulteriore incremento. Cosi come in salita sono ebitda e ricavi (non solo da traffico) grazie alla fortissima lotta all'evasione dei biglietti imposta dalla Farisè su richiesta del governatore Roberto Maroni. Con un risultato netto passato dai 2,5 milioni di euro del 2014 agli 8 del 2016 e, secondo alcuni spifferi da confermare lunedì, ulteriormente cresciuto anche nel 2017.

Altro capitolo è quello della puntualità, salita all'84 per cento, comprese le cause di forza maggiore, rispetto al 69 per cento del novembre 2014, mentre escluse le cause di forza maggiore sale addirittura all'88 per cento e con una dato «ritardo medio per passeggero» sceso a 3,68 minuti rispetto ai 7,37 sempre di novembre 2014.

Segno più anche alla voce «produzione» con 754mila treni in circolazione e un più 5,6 per cento rispetto al 2014 e il progetto di arrivare a 783mila nel 2018. E oggi, intento, dovrebbe finalmente tornare a pieno regime la linea Milano-Treviglio, dopo gli interventi seguiti all'incidente di Pioltello.

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