Gay minacciato, sinistra in silenzio

Nessuno sembra avere qualcosa da dire sulle minacce di morte rivolte ad Wajahat Abbas Kazmi, il regista di origini pakistane che è stato intervistato pochi giorni fa dal Giornale

Gay minacciato, sinistra in silenzio

Silenzio assoluto. Non una parola è arrivata da sinistra, né dalle personalità musulmane, che pure a Milano non mancano. Nessuno sembra avere qualcosa da dire sulle minacce di morte rivolte ad Wajahat Abbas Kazmi, il regista di origini pakistane che è stato intervistato pochi giorni fa dal Giornale. Kazmi al gay pride si è fatto fotografare mentre bacia un ragazzo con una bandiera del Marocco, questa immagine è stata definita «satanica» e il giovane pakistano è stato minacciato pesantemente e ripetutamente. Eppure, nessuno gli ha manifestato solidarietà. Nessuno al di là delle associazioni Lgbt, che si battono per i diritti delle persone omosessuali (bella e significativa, a tal proposito, la vicinanza del gruppo ebraico Magen David Keshet Italia). Ora, è ovvio che si possono condividere o meno gli obiettivi delle varie sigle Lgbt o le idee dello stesso Kazmi, che ha dato vita a una campagna per parlare di omosessualità e islam. Quello che è del tutto inaccettabile è che finisca nel mirino di parole d'odio o di minacce per il solo fatto di aver raccontato la sua storia o per aver partecipato al gay pride milanese.

E in tutta questa vicenda è incredibile e assordante il silenzio della sinistra. Quella sinistra, prontissima e determinatissima nell'attaccare la Regione per non aver concesso il suo patrocinio al «pride», resta poi del tutto indifferenti alla battaglia di Kazmi o di tanti come lui. Non si sa se per distrazione o per un malinteso riflesso politicamente corretto che la induce a eludere i problemi nel mondo arabo-islamico. E ce ne sono, di problemi. Altro che mancato patrocinio. Devono affrontare rischi gravi e concreti gli omosessuali in tanti Paesi a maggioranza musulmana. In 8 Paesi - lo ha ricordato il radicale Marco Cappato - essere omosessuali significa essere condannati a morte. Al gay pride di Istanbul, vietato da 3 anni, ci sono stati scontri e arresti. A Gaza un capo di Hamas è stato giustiziato per «condotta immorale». Ebbene, queste vicende passato quasi inosservate a sinistra, così come passa inosservato il tema del fondamentalismo islamico. Chi viene accusato di integralismo sono i cattolici, sì, alcuni sono stati addirittura messi ai margini per le loro idee o per l'appartenenza a movimenti religiosi organizzati.

Ma su legami e vicinanze con l'islam politico nulla quaestio: nessun problema. E così nel caso di Kazmi, se le minacce fossero state «di destra» allora pioverebbero commenti e iniziative. Arrivando da un altro mondo si preferisce non guardare, o far finta di niente.

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