La rassegna delle «tre P»: Potere, Politica, Passione. Potrebbe trattarsi della versione avvertita, democratica e intellò, delle classiche «tre S» che governano le storie più interessanti, da Omero in avanti, vale a dire Sangue, Sesso, Soldi. Lo scopriremo soltanto seguendo all'Elfo Puccini, da domani a venerdì, Il generale, ultima «nuova storia» delle sei scelte per la collezione 2019 da Francesco Frongia. Le «PPP», e non è vietato mandare un grato pensiero anche a Pier Paolo Pasolini, hanno l'ambizione di dimostrare che i giochi di potere, le più crudeli bassezze, possono diventare spettacolari, se si sanno maneggiare con cura stili teatrali efficaci.
La messinscena su testo di Emanuele Aldrovandi, regia Ciro Masella (anche interprete), con Michele di Giacomo e Marzia Gallo, prodotta da Pupi e Fresedde di Firenze è imperniata sulla figura di un generale in guerra, che deve dare, e immaginiamo a sua volta riceva, ordini bellici. Un lavoro sull'arte della guerra, magari con omaggio trasversale al generale prussiano von Clausewitz, sui cui testi hanno studiato generazioni di soldati e rivoluzionari? Non proprio, anzi è esattamente il contrario: l'arte in cui eccelle il generale di Aldrovandi è semmai il surrealismo, il rovesciamento del senso comune, addirittura il pacifismo, che mette a repentaglio gli uomini ai comandi del militare d'alto rango. I suoi ordini, consegnati a un tenente affinché li trasmetta alla truppa, sono bislacchi come opere di Duchamp: regalare carri armati al nemico; tenere senza copertura la propria guardia notturna; piazzare mine a casaccio, quasi fossero fiori punteggianti i prati, uno qui, uno là. Il generale non è pazzo, ma soltanto un utopista, che desidera la pace universale e nel cuore vagheggia l'umanissima idea d'essere ricordato nei secoli come l'eroe non di una battaglia, ma il gigante che ha strappato dal mondo la malapianta della guerra. Se non altro, il suo modo di guadagnarsi l'eternità nella memoria dei popoli sarebbe non rovente e barbaro come quello di Erostrato, che ci riuscì dando alle fiamme il tempio di Artemide, a Efeso.
Ciro Masella, attore e regista diplomato a Perugia, che ha lavorato con Luca Ronconi, Roberto Latini, Federico Tiezzi e altri nomi di spicco (e ha fatto parte di cast tv e cinematografici), dà vita al generale senza nome, attraverso il quale si raccontano le assurdità delle guerre, con il dovuto piglio ironico.
Emanuele Aldrovandi, drammaturgo 33enne, collabora con l'Elfo Puccini da quasi due anni, con lavori per Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani (la traduzione dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte, un successo) e un testo, Robert e Patty, per Francesco Frongia. C'è dunque più di un motivo per uscire di casa e sedersi nel teatro di corso Buenos Aires. Un critico ha scritto che la messinscena ha una «sceneggiatura al vetriolo»: vogliamo crederci.
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