Grillo ora gufa sui Giochi. Ma la rivolta è bipartisan

Renzi: "È la garanzia che sarà un successo". Salvini: "Decrescita felice". Sala: "Si pentirà"

Grillo ora gufa sui Giochi. Ma la rivolta è bipartisan

La solita musica. Dopo le «ispezioni di massa» con i grillini sui cantieri di Expo 2015 un anno prima del taglio del nastro e dell'enorme successo, Beppe Grillo spunta nella campagna elettorale per contestare le Olimpiadi invernali del 2026 e lo fa proprio nel giorno in cui il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che era premier e presente nella sede del Cio a Losanna quando l'Italia vinse la candidatura, fa campagna elettorale a Milano. «Le Olimpiadi del cemento» è il titolo del post lanciato sul blog del garante M5S, è firmato dalla senatrice Orietta Vanin ma assume ben altro risalto - e ruba la scena a Conte stesso - visto che è «sponsorizzato» da Grillo stesso. Che riesce nel miracolo di mettere d'accordo per un giorno i big che se le stanno suonando in vista delle Politiche, dal leghista Matteo Salvini a Matteo Renzi, che ieri sul palco del teatro Franco Parenti ha messo in scena un «Discorso su Milano» in una sala piena. «Se avessimo ascoltato i no dei 5 Stelle non avremmo gas e termovalorizzatori, andremmo in giro con i monopattini a rotelle - sostiene il leader della Lega -, i Giochi invernali significano 5 miliardi di euro che non andrebbero ai lavoratori. Grillo lo spieghi al sindaco di Milano e Cortina». Ma «chi se ne frega di Grillo - conclude -, è l'unico sostenitore della decrescita felice». E il sindaco di Milano Beppe Sala, che è al teatro Parenti per portare un saluto sul palco a Renzi, candidato in Senato a Milano per Italia Viva-Azione, prova a tenere bassa la polemica: «Grillo è un amico e penso che fra un po' di anni si pentirà, come si è pentito ai tempi di aver giudicato troppo cemento anche sull'Expo, Beppe è un po' così, dopodichè ognuno la vede a modo suo, in ogni caso non c'è tanto cemento anzi, tanto è vero che proprio l'idea di fare le Olimpiadi diffuse nasce dalla volontà di evitare di costruire troppo». Sala allora era il commissario straordinario. Meno soft Renzi che parla sul palco avendo alle spalle l'Albero della vita che fu il simbolo del 2015 e tuona: «Beppe Grillo disse che l'Expo avrebbe distrutto Milano e fino a Rho non ci sarebbe andato nessuno. Avete visto cosa è successo, oggi dice che le Olimpiadi non vanno fatte, devo dire che si conferma uno straordinario campione nel non capire assolutamente niente. Non tanto di Milano, ma dell'Italia».

Allo Strehler si riforma la strana coppia Renzi-Sala - l'ex segretario Pd candidò Sala nel 2016 ma negli anni si ricordano più i match a distanza tra i due - e il sindaco che alla festa dell'Unità ha dichiarato che voterà Pd puntualizza di aver partecipato «anche a un momento programmatico con Fratelli d'Italia. Non c'è nulla di strano che io sia qui. Da un certo punto di vista mi fa piacere che chi viene a Milano si ricordi del vecchio sindaco e gli chieda di partecipare a un dibattito democratico in preparazione delle elezioni. Io poi vado ovunque e dico le mie idee». E Renzi alla fine del suo discorso su Le tante anime di Milano» («la mia esperienza con la città partì dalla partecipazione alla Ruota della fortuna di Mike Bongiorno» una delle prime battute) assicura che l'obiettivo «non era cercare di non convincere Sala ma di e riflettere, discutere, ragionare di Milano». E contestare Letta su tutti i fronti, dall'«indietro tutta clamoroso sul Jpbs Act per difendere il Reddito di cittadinanza» allo «sbaglio totale sulle alleanze».

Anzi, «se Letta vuole evitare di far vincere il centrodestra faccia una cosa utile, smetta di fare campagna elettorale e lasci fare a noi». Non è dato sapere se Sala in prima fila abbia abbozzato o sorriso con il pubblico.

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