Gruppo 14, l'amicizia viaggia sul tram

Una decina di ragazze prendono lo stesso mezzo per una vita. E nasce un «club»

Luca Pavanel

C'era solo Angela che non lavorava in ufficio, stava in una gioielleria in via Meravigli. Tutte le altre erano alla scrivania - Federica, Maddalena, Luciana, Marta per dirne alcune - chi da un avvocato, chi dal commercialista, qualcuna da un notaio. Pare di vederle ancora, come in un film. Erano gli anni Novanta. All'epoca tutte ragazze, tutte impegnate, tutte solidali. Che a un certo punto, sempre compatte, si sono date persino un nome di battaglia: Gruppo 14. Perché per decenni hanno preso lo stesso tram, destinazione il posto di lavoro; perché ancora adesso, molte in pensione, si trovano in pizzeria per celebrare quel piccolo grande miracolo che è l'amicizia, che come l'erba spunta proprio dappertutto, anche sui mezzi Atm.

Storie che hanno il sapore da vegia Milan, storia di giovani che al mattino presto si fanno coraggio a vicenda per andare «al fronte» della quotidianità, storie di tutti i giorni. «Alle ore 8.05 ero già a bordo - racconta divertita Silvia che saliva in viale Certosa e che fa ancora parte della combriccola in rosa - Salivo e le trovavo; ci mettevamo in fondo a chiacchierare». L'una con l'altra si coccolavano con i pensieri e facendosi i piaceri più disparati, c'era da stare un po' su ed era meglio sedersi comodi, dal cimitero Maggiore a Cairoli.

«Le amiche mi tenevano il posto - continua la signora - puntuali, le trovavo pronte per condividere la strada e le vicende personali». A volte d'inverno era dura e per ingannare il freddo e la noia facevano capannello. «Come sta tuo figlio?» e «il marito allora ha risolto quel problema là», o più semplicemente la voglia di rivedersi, «ue' ragazze, ce lo facciamo un bel caffè». Quasi erano diventate «famose» su quella linea, un pò «chiassose» a volte lo erano ma tutti, o quasi, le guardavano con simpatia. «Una volta - prosegue - una donna che è stata tutto il tempo vicina, ma che non era del gruppo, prima di scendere mi ha detto sorridendo guardi a sentirvi mi sono divertita un mondo». Qualcuno invece sopportava senza nasconderlo troppo: dal libro dei ricordi spunta un sacerdote con un breviario, alzava gli occhi per fissarle come a dire «ma insomma, un po' di silenzio». E poi guardava in alto forse per chiedere aiuto al cielo. Ma cosa resta del Gruppo 14, «club» nato non per volontà ma per caso? «Mi sembra ieri - conclude -. Per un guasto ci hanno fatto scendere. In strada un commento tira l'altro e così dalla semplice conoscenza della serie buongiorno e buonasera siamo passati al tu e ancora adesso, dopo una ventina di anni, ci frequentiamo con affetto».

Rigorosamente «top secret» il locale in zona Certosa dove le signore hanno appuntamento per farsi gli auguri di Natale.

Hanno tra i 50 e i 70 anni di età: a tavola, c'è da giurarci, oltre alle delizie ci saranno gli aneddoti di quando assieme erano sul mezzo che le ha fatte incontrare, all'epoca uno dei primi «jumbo» in circolazione nella metropoli. Insomma, anche la solidarietà viaggia sui binari. «E poi a Milano - qualcuno magari dice - è difficile fare amicizia». Chiedetelo al Gruppo 14.

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