I 30 all'ora nelle strade? Servono solo a inquinare

Il Comune vuole estendere i limiti alla velocità ad altre zone Ma il provvedimento pensato per la sicurezza è un boomerang

I 30 all'ora nelle strade? Servono solo a inquinare

Milano viaggia a 30 chilometri all'ora e non ne guadagna nulla. Oggi lo storico mensile automobilistico «Quattroruote» è in edicola con un'inchiesta sulla città e sul suo cambiamento da quando sono state «imposte» dall'amministrazione le «zone rallenty», nove in attività e undici in attesa di esordire. Morale di questa poco gradita fiaba? La città ha il dente, o per meglio dire, il marciapiede avvelenato. Dai commercianti a chi ci abita non riesce a riscontrare nient'altro che disagio. Parcheggi, aree sosta di carico scarico, qualità dell'aria: tutto è peggiorato.

Primo motivo di scontentezza: al contrario di quanto era stato detto da Palazzo Marino, le zone a velocità lumaca non sono state concordate con chi ci abita o ci lavora. «Hanno deciso tutto senza interpellarci. Ci hanno detto di aver fatto una riunione con il consiglio di zona, ma nessuno qui lo ha saputo o è stato chiamato» dichiara Willy De Vitis, impiegata in un negozio specializzato in tende, in viale Caterina da Forlì. Uno dei risultati ottenuti? Dall'inizio della velocità 30 «trovare un posto auto è come vincere un terno al lotto» conferma Jamal Benalunga, gommista.

Perché? Sono stati allargati i marciapiedi all'altezza dell'incrocio con via Marostica, via Desenzano e viale da Forlì, e al loro posto sono comparse maxiaiuole. Non è stato previsto nessuno spazio per il carico e scarico, utile ai negozi presenti per poter accogliere le merci.

Così in questo spicchio attivo della città c'è chi fa un colorito paragone come Stefania Napolitano: «Tutti gli interventi fatti ci hanno complicato la vita. Questa non è zona 30 ma zona morta». Il Comune cambia la città a suo piacimento, togliendo corsie di marcia, ampliando gli spazi di «relazione» per gente che va a spasso o per i cani, piazzando fiori e erba, ma non tiene in considerazione le esigenze delle persone che si sentono prese in giro, o peggio ancora, vessate, visto che le multe piovono senza misericordia.

Non parcheggiano commercianti e residenti, ma in compenso nelle zone 30 parcheggia l'inquinamento. «Le zone 30 - spiega Michele Giugliano, docente d'inquinamento atmosferico al Politecnico - comportano un rallentamento generale dei flussi di traffico e quindi aumentano le quantità di gas nocivi emessi». Tutto questo accade perché le macchine si fermano di più soprattutto negli stop and go molto ripetuti. Pollice verso sulla funzionalità delle zone tartaruga anche da parte di Andrea Arcidiacono, docente di urbanistica al Politecnico. «Prima d'imporre queste aree - dice - occorrerebbe ridisegnare i flussi, studiando a fondo gli interventi da eseguire».

Ancora Stefania Napolitano nota: «Hanno ridipinto le strisce pedonali a ridosso delle curve», mentre Eliete Marinangelo sottolinea: «Hanno cancellato 50 spazi senza nemmeno prospettarci un'alternativa, così sono costretta a sborsare 200 euro al mese per un posto in garage. Non è giusto».

Un politologo sostiene che gli italiani si lamentano molto, ma poi non riescono a cambiare le cose. La sensazione d'impotenza per molti cose che non funzionano in città, dalle piene del Seveso alle strade sempre più difficili, serpeggia fortemente e i cittadini non ne possono più.

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