Seconda strada a destra, questo è il cammino. Porta al... «design che non c'è». Ovvero a quell'insostenibile bruttezza quotidiana che accompagna il degrado di molti angoli delle nostre città, e Milano non fa eccezione: cassonetti stracolmi, campane in bella vista, cabine preda dei graffitari, cartelli divelti, lampioni rotti, marciapiedi tutti buche e stazioni della metro che sembrano abbandonate da anni. Sulla strada arriva ogni cosa: elettrodomestici, cartacce, vestiti. Senza contare le pozzanghere che sembrano laghi. E non si tratta solo di periferie, ma anche di incroci a due passi dal centro, piazze o slarghi nel cuore della «movida». Che fare allora? Arrendersi alla triste normalità dello squallore? Nemmeno per idea, secondo ADI - Lombardia, che promuove in Triennale, da oggi al 5 marzo, la mostra «Il design che non c'è. I progetti», con le soluzioni che il design può dare al «disagio urbanistico». Quella che va in scena in viale Alemagna è la «pars construens» di un'iniziativa in due atti: il primo, svoltosi l'anno scorso durante i mesi della XXI Triennale, è stato «recitato» dai milanesi, che hanno fotografato coi loro smartphone alcuni luoghi esemplari della bruttezza che tutti noi incontriamo nei percorsi urbani di ogni giorno. La palla poi è passata ai progettisti, designer e studenti di Politecnico e Ied -Istituto Europeo di Design-, che hanno pensato a come «metterci una pezza», proponendo un ventaglio di soluzioni suddivise in tre macroaree tematiche: Segnaletica, Microarchitetture e Vivere la città (a sua volta suddivisa in Problematiche, Opportunità e Facilitazioni). Tra i designer che hanno risposto all'invito ci sono Makio Hasuike, Ugo La Pietra, Alberto Meda e Patrizia Pozzi (con Duilio Forte e Angelo Jelmini), che con le loro tavole propongono alcune soluzioni dedicate alle sedute, alle recinzioni temporanee, agli spazi di autoespressione. Emblematica la trovata di La Pietra, che prevede di realizzare, nel cuore del Parco Sempione, «una seduta per mamme e bambini» che si presenta come una panchina circondata da un recinto verde che si apre e si chiude lasciando ai più piccoli un'area di gioco protetta ma in contatto con l'ambiente esterno.
O il visionario «Tree of lives», che riprendendo il simbolo dell'Expo ipotizza un albero che sostiene un grande arco sotto il quale passeggiano i cittadini. Da vedere anche la suggestiva installazione nello spazio biglietteria del Palazzo dell'Arte.SimFin
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