Chissà quante volte avrà scosso la testa mentre veniva investito dagli improperi di qualche contribuente disperato, arrabbiato o esasperato. Chissà quante volte si sarà visto sventolare sotto il naso le cartelle esattoriali agitate con veemenza. Chissà quante volte avrà pensato tra sé e sé «Ma io non mi chiamo Equitalia... non sono io Equitalia». Ma per tutti coloro che facevano la fila davanti a lui, con il numerino in mano e con tutte le cartelle da pagare bastava vederlo seduto lì dove stava, ovvero al di là del bancone, per attribuirgli la «colpa»: quella di lavorare per Equitalia. E tanto basta.
Una «colpa» che ha cominciato a pesare sempre di più anche dentro quest'uomo di 38 anni che vive con la madre di 77 anni in via Verga e che ogni giorno ci deve mettere la sua faccia e deve usare quelle parole che deve dire uno che rappresenta l'agenzia di riscossione. Fino all'altra sera quando la l'insoddisfazione per il suo lavoro hanno preso il sopravvento. L'alcol probabilmente ha fatto diventare inarginabile la stanchezza accumulata ogni fine giornata.
Ha deciso di farla finita. Così prima ha cacciato sua madre dall'abitazione, poi ha minacciato di uccidersi. È stata proprio l'anziana donna a chiedere l'intervento della polizia. Secondo quanto riferito dagli agenti l'uomo era molto ubriaco.
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