Imprese al femminile: «Serve uno Womanesimo»

Sangalli promuove un nuovo approccio: «Mettiamo l'uomo, anzi la donna, al centro»

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«Milano è la città giusta per osare. Dal punto di vista dell'innovazione e anche dell'imprenditoria femminile». Parola di Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, che al convegno Le donne protagoniste dell'economia nel nuovo Umanesimo, ha voluto portare dei dati concreti per sottolineare quanto il business nella città meneghina non sia più da considerare solo in un'ottica maschile. Milano è la città dei record. Sono 52mila le aziende guidate da imprenditrici e se la strategia europea di Lisbona ha posto come obiettivo un tasso di occupazione femminile del 60%, il capoluogo lombardo supera il goal di 5 punti, sbaragliando la media italiana che si ferma al 48%. Proprio il gentil sesso ha trainato la crescita dell'imprenditoria under 35 negli ultimi anni e sette donne su dieci scelgono il terziario per scommettere sul loro futuro. Il grande auspicio di Sangalli è che si possa risolvere il problema dell'abolizione dei voucher, fondamentali per le piccole e medie imprese, trovando al più presto un'alternativa trasparente ed efficiente per gestire le prestazioni saltuarie in modo semplice e legale.

«Le donne sono protagoniste dell'economia del nuovo Umanesimo perché per noi non si tratta solo di vendere merce ma creiamo un'emozione nel cliente prendendoci cura di lui». Così Patrizia Di Dio, presidente nazionale Terziario Donna Confcommercio, racconta il «marketing della felicità», tipicamente femminile e fatto di tempo ed attenzioni. I negozi sotto casa, come spiega Di Dio, rendono i luoghi città e le città comunità, mantenendo e costruendo un'identità urbanistica e creando ponti tra le persone. L'esperienza d'acquisto in un negozio fisico è fatta di tempo dedicato al compratore e di un'empatia che la vendita online non sa creare. Non si può ridurre tutto ad un semplice click. Inoltre sottolinea come i piccoli commercianti sostengano il benessere locale e con le imposte allo Stato anche l'economia interna del Paese.

Le imprenditrici moderne sanno che «con la cultura si mangia» eccome, aggiunge la presidente, e se impiegata sapientemente può diventare un business. Le donne hanno infatti la capacità di trasformare la passione per le arti in una leva strategica per arricchire di valore il loro brand e il loro prodotto. È innegabile che le differenze di genere creino difficoltà oggettive che non si sono ancora superate. Il modello economico italiano non è tuttora sostenuto adeguatamente ma deve essere una responsabilità delle quote rosa, a oggi non abbastanza presenti in tutti i settori, quella di dare degli input per un miglioramento del sistema.

Di Dio alle giovani: «Il consiglio che vorrei dare alle imprenditrici del futuro è: non lasciate che snaturino la vostra essenza, ciò che siete e sapete è la chiave del vostro successo. Mettete passione, energia e valore nella vostro lavoro. Non fallirete».

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