«Inceneritori vintage? La Lombardia rifiuterà la spazzatura dal sud»

Proposta-provocazione di Fontana a Di Maio In arrivo da fuori 400mila tonnellate l'anno

«Inceneritori vintage? La Lombardia rifiuterà la spazzatura dal sud»

«La Lombardia non torna indietro, anzi, l'obiettivo è che anche altre regioni vadano avanti. I rifiuti ovunque nel mondo significano ricchezza, energia e acqua calda, se gestiti e controllati bene portano più salute e più economia». Matteo Salvini ieri a Milano per partecipare con Attilio Fontana al concerto contro la violenza sulle donne in Regione e al convegno Italia Direzione Nord (in programma anche oggi al Palazzo delle Stelline) si schiera senza se e senza ma al fianco del governatore leghista nella polemica a distanza con il leader M55 sul caso rifiuti che divide il governo. Luigi Di Maio ha definito «roba vintage» gli inceneritori, prospettando anche la graduale chiusura dei 13 in funzione in Lombardia. Fontana ha rilanciato con «una mezza provocazione e una mezza proposta, sostenendo che « se Di Maio dice che gli inceneritori inquinano allora la Lombardia smetterà di bruciare i rifiuti di altre regioni. Chiederemo allo Stato di modificare la legge che ci impone di accettare rifiuti dal resto d'Italia». E puntualizza che «si deve parlare della chiusura di impianti obsoleti e superati e andare avanti con quelli tecnologici», ma ricorda che la differenziata qui è ai livelli più alti quindi «la quantità di rifiuti da smaltire è sempre meno». La questione approderà già oggi in consiglio regionale. Viviana Beccalossi (gruppo misto) presenterà una mozione urgente «per chiedere che venga messo nero su bianco che la Lombardia non smaltirà più il 34% dei rifiuti nazionali». Il sottosegretario M5S agli Affari Regionali Stefano Buffagni fa invece asse con il leader e ricorda a Fontana che una risoluzione grillina «votata all'unanimità in consiglio regionale nel 2013 chiedeva la chiusura progressiva degli inceneritori». Il presidente ribatte: «Assolutamente d'accordo con lo stop agli impianti obsoleti, nel pieno rispetto della volontà espressa dall'aula nel 2013, ma ricordo a Buffagni che la risoluzione impegnava la giunta a definire scenari e criteri di disattivazione progressiva degli impianti in coerenza con la relativa diminuzione dei rifiuti prodotti e non semplicemente a chiudere indiscriminatamente tutti i termovalorizzatori. Se tutte le regioni raggiungessero, come noi il 70% della raccolta differenziata non saremmo costretti a gestire i loro rifiuti e potremmo anche prevedere, gradualmente, la dismissione».

L'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo descrive il modello Lombardia partendo da una premessa: «Quello proposto da Di Maio sembra il modello improponibile della bacchetta magica che fa sparire i rifiuti. Altre regioni, in particolare quelle del sud, non hanno impianti di trattamento rifiuti, continuano a stoccarli e poi cercano di mandarli nelle altre Regioni o all'estero». Ricorda invece che sul territorio ci sono 13 valorizzatori e ogni anno vengono prodotte 4,6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, 17 milioni di rifiuti speciali e 12 da costruzione e demolizione. A questi si aggiungono 400mila tonnellate di rifiuti che arrivano da fuori. «Ogni lombardo produce mezza tonnellata a testa ogni anno. Non mandiamo a incenerire il rifiuto tal quale, ma ciò che resta a valle della differenziata, del riciclo e del riuso. Il nostro modello è un esempio per il Paese». La differenziata è in media pari al 61% e 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani vengono riciclati, l'umido diventa compost per l'agricoltura. Resta una frazione «decadente» (meno del 25% dei rifiuti solidi urbani) che non può essere riusata e va ai termovalorizzatori (invece che in discarica) per produrre energia e calore.

Viene bruciato dunque «circa il 10% (2,2 milioni) delle 22 milioni di tonnellate». É possibile, chiude Cattaneo, che «alcuni impianti piccoli e obsoleti possano essere dismessi nei prossimi anni senza compromettere il sistema».

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