«Io, assessore-compositore vi porto sui Sentieri Selvaggi»

Il responsabile della Cultura parla del suo ex ensemble che compie venti anni: «Con loro la musica è energia»

Luca Pavanel

Che musica maestro! Anzi, assessore. Quando si tratta dell'arte dei suoni l'assessore-compositore Filippo Del Corno di certo non si tira indietro. L'occasione per riparlarne sono i 20 anni, con relativi festeggiamenti, dei Sentieri Selvaggi, l'ensemble di contemporanea che in gioventù ha fondato con Carlo Boccadoro e Angelo Miotto. E ora con un po' di emozione accetta il gioco di togliere la giacca di amministratore della Cultura per tornare a essere «uno di loro» e commentare, programma alla mano, l'inaugurazione della nuova stagione («La rosa dei venti» al via con un focus su uno dei padri del minimalismo Usa, lunedì 13 febbraio all'Elfo Puccini): «Si comincia con Steve Reich, uno degli autori che ha più profondamente trasformato la storia dei linguaggi del Novecento; insieme ad altri, come Glass, Riley e gli europei Nyman e Andriessen. Tra le altre cose, Reich ha messo al centro dell'attenzione la percezione del tempo musicale».

Il «live», che va da Dance Patterns a Quartet, «mescola momenti diversi della sua stagione creativa spiega -. Ci permette di capire quale è stata la sua evoluzione». Beh, niente male come presentazione. Del resto il «primo amore» non si dimentica mai...

Non è che sotto sotto ci sia il desiderio di tornare con gli ex compagni di avventura?

«No, quella esperienza per me si è chiusa il giorno in cui sono stato chiamato da Pisapia a fare l'assessore e a loro ho consegnato subito la lettera di dimissioni. Da allora, visto il mio ruolo pubblico, sono diventati interlocutori come gli altri, abbiamo rapporti istituzionali. Alla festa dei vent'anni, comunque, ci andrò (Buon compleanno Sentieri Selvaggi!, concerto del 10 giugno con diversi autori, ndr), mi sembra giusto partecipare. Per quanto riguarda il mio futuro, l'impegno in politica finirà nel 2021 con questo mandato. Tornerò a fare il compositore. E sono molto curioso di vedere che cosa succederà quando riprenderò a scrivere».

Intanto come un Cicerone della musica può segnalare un altro appuntamento?

«Dovendo per forza sceglierne uno, non rinuncerei a quello del 7 marzo che si intitola Caro Babbo. Una serata dedicata al compositore Paolo Castaldi, un autore di cui non è stata ancora compresa fino in fondo la grande importanza».

E dell'assessore alla Cultura non ascolteremo proprio niente?

«Da quando sono a Palazzo Marino l'ensemble non ha mai eseguito la mia musica a Milano. Tra l'altro durante il mio impegno in politica ho scritto un solo pezzo, per la Biennale Musica di Venezia, che si intitola guarda caso Glasnost (in russo «trasparenza»)».

Stando alle anticipazioni discografiche nel nuovo cd dei Sentieri in uscita c'è anche un suo lavoro...

«Risale a diversi anni fa. È un brano che composi per il trio Debussy di Antonio Valentino. Una partitura per violino, violoncello e pianoforte che fa parte di un ciclo che si intitola Dogma e che è una sorta di trasposizione di quelli che sono gli elementi del decalogo del regista Lars Von Trier, che lui ovviamente aveva scritto per il cinema e che io ho cercato di trasferire in elementi per la scrittura musicale».

Ma a conti fatti Boccadoro-Del Corno (ai tempi) & Co. cosa hanno portato che non c'era?

«Autori che quasi non venivano eseguiti nelle realtà italiane. Glass, ma anche la musica delle generazioni americane più giovani, lavori di David Lang e Michael Gordon. Poi l'orizzonte è stato allargato, con altre musiche e personaggi, e in questo senso è stato decisivo il ruolo di Boccadoro. I Sentieri inoltre hanno adottato una prassi diversa di esecuzione per la contemporanea; estrema cura e attenzione, col risultato di una grande energia, fisica, coinvolgente, che si trasmette direttamente al pubblico».

Gran finale con un divertissement di Palazzo: se dovesse formare un'orchestra coi politici, chi sceglierebbe?

«Al pianoforte metterei l'assessore Tasca che deve trovare un bilanciamento armonico dei vari componenti della politica; Majorino alle percussioni, perché segna il tempo delle urgenze, dell'attenzione, della città; Lipparini al Vibrafono, che è l'assessore alla Trasparenza; lo metterei al vibrafono che fra tutti gli strumenti è quello che sempre più

mi ha richiamato l'idea della trasparenza del suono; la mia collega Tajani al flauto, lei che in questo momento è alle prese con molte deleghe, diverse tra loro, tra le quali si muove con grande brillantezza e vivacità».

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