La giornata da «mimosaro» autonomo dell'8 Marzo va pianificata un giorno prima. Meta iniziale per l'approvigionamento all'ingrosso della materia prima: il Mercato floricolo in via Lombroso, dove l'atmosfera nonostante i colori e i profumi resta sempre un po' tetra. Ma non siamo qui per una party, dobbiamo solo comprare una maxi-confezione di mimose che poi spacchetteremo e confezioneremo per la vendita nella «Giornata internazionale della donna».
Di buon mattino piazziamo in zona Loreto la nostra bancarella improvvisata (due scatoloni come base, un cartone in orizzontale come piano d'appoggio e una coperta bianca per coprire il tutto). Dalla maxi-confezione acquistata il giorno prima (25 euro, più 5 euro di carta lucida color blu) ricaviamo circa trenta mazzettini di mimose che decidiamo di vendere a 2 euro l'uno: cioè un euro in meno rispetto alla concorrenza che in un'area di poche decine di metri conta ben altri 10 «colleghi» fioristi; inoltre semafori e incroci sono presidiati da altrettanti ambulanti appiedati che offrono questo fiore brutto e puzzolente, facendo toc toc sul finestrino delle auto.
Durante la prima mezz'ora di lavoro riusciamo a smerciare cinque mazzetti, incassando 10 euro; siamo quasi rientrati nelle spese, e forse tra un po' arriverà il vero guadagno. Ma alle 9.30 in punto, invece del guadagno, si materializza un individuo dall'aspetto che ricorda Sandrino il mazzolatore di Eccezzziunale Veramente e con un accento che richiama il fornaio Cecco (Diego Abatantuono) in Fantozzi contro tutti: «Via da qui, Loreto è territorio nostro». Lui è un pugliese (almeno così ci confida un «collega» bengalese): «Le mimose ce le dà lui e a fine giornata dividiamo l'incasso. Due euro a lui e un euro resta a noi».
Questo per quanto riguarda la confezione base, ma ci sono anche le versioni lusso che prevedono all'interno del mazzetto anche una rosa e una violetta: in questo caso il prezzo sale a 5 euro. Infine c'è il bouquet extra-lusso (con tanto di orchidea) per chi vuol davvero fare un figurone, in cambio del quale deve però rassegnarsi a sborsare tra i 10 e 15 euro. Va precisato che tutte queste tariffe nel corso della giornata andranno a scalare gradualmente, fino a ridursi a meno della metà in tarda serata. Ma noi a quell'ora non siamo mai arrivati perché il racket delle mimose non consente assolutamente a un «indipendente» come noi di interferire nel business floreale dell'8 Marzo che, già di per sé è una festa intollerabile, ma che lo diventa ancora di più se pensiamo che gli euro tirati fuori per comprare lo schifoso mazzetto finiscono con il foraggiare l'organizzazione criminale che ha ad esempio nel Giano bifronte Cecco-Sandrino il mazzolatore un suo degno rappresentante. Gente violenta che nel nostro caso non si è fatto scrupolo di minacciare e scaraventare per terra quel poco che restava dei nostri mazzetti.
Non ci resta che riparare nel mezzanino della metropolitana.
Qui la vendita prosegue in modo più tranquillo. La gente è di buon umore: ha appena scoperto che, almeno di mattina, la MM funziona regolarmente. Alla faccia dello sciopero. E, un po', anche alla faccia della Festa della donna.
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