L’ambulatorio in Centrale rischia di chiudere

PROGETTO La Asl: «C’è un passaggio in corso ad Areu per i servizi di emergenza e urgenza. L’ipotesi della chiusura è ancora da valutare»

L’ultimo caso è successo qualche giorno fa. Un passeggero si sente male alla biglietteria della Stazione Centrale, va in arresto cardiocircolatorio. Il personale medico dell’ambulatorio al primo piano viene avvisato immediatamente. Il tempo di scendere le scale, arrivare al pianterreno e portare su il paziente per sottoporlo al trattamento necessario: tre, cinque minuti, non di più. «E pensare che l’ambulanza è arrivata dopo 24 minuti. Se non fossimo intervenuti noi, quell’uomo sarebbe andato al creatore».
Binario 21, ambulatorio della Stazione Centrale di Milano. L’unico presidio medico aperto dalle 8 alle 20, sette giorni su sette da undici anni ormai che però ora rischia di cessare l’attività. O, meglio, l’Asl aveva prima comunicato al personale la chiusura per il 30 novembre, poi ufficiosamente l’ha prorogata al 15 gennaio 2010 e da ultimo avrebbe proposto ai medici una riduzione dell’orario. Drastica a quanto pare, perché invece delle 12 ore giornaliere, la struttura dovrebbe rimanere aperta dalle 7 alle 9 e dalle 17 alle 19. Senza defibrillatore e senza soccorritori. «È una proposta indecente, infruttuosa e pericolosa - tuona Raimondo Bonu, medico del presidio -. Se anche trovassero qualcuno disposto a lavorare per due ore al giorno, non potrebbe garantire nemmeno l’intervento di base».
Senza contare che in questo modo, si mette a rischio il personale medico anche da un punto di vista lavorativo. Le sigle sindacali sono pronte a dar battaglia e in Regione è già stata fatta un’interrogazione per difendere l’ambulatorio. Che in un anno fa duemila interventi, dall’attacco d’ansia all’arresto cardiaco. Cadute, malori, suture, scippi, feriti, prescrizioni di ricette. Casi che non potrebbero essere mai intercettati altrimenti, tantomeno da una colonnina del 118 all’esterno della stazione come proposto dalla Asl. «È un bluff - continua Bonu -. Mi è stato riferito che vogliono mettere un’ambulanza davanti all’hotel Gallia con due volontari. Nessun infermiere, né medici. Non farebbero altro che trasportare i pazienti in ospedale. L’idea dell’automedica è troppo costosa, sarebbe un’assurdità». Se poi c’è un’emergenza in stazione e una nelle zone limitrofe, chi interviene se i medici sono impegnati altrove?
Cento metri quadrati, i locali dell’ambulatorio sono di proprietà di Grandi Stazioni. Per anni la Asl non ha dovuto pagare l’affitto, poi le cose sono cambiate. «Dicono che ci sono dei costi da tagliare. Ma non si può speculare sulla salute delle persone, come fa Milano a chiudere l’unico presidio medico nella stazione dove passano ogni giorno circa 300mila persone?». «L’ipotesi chiusura è ancora da valutare.

C’è un passaggio in corso all’Areu per le funzioni di emergenza e urgenza che abbiamo proposto di posticipare al 15 gennaio 2010 - precisa il dottor Zavaglio direttore sanitario dell’Asl -. Stiamo guardando insieme a Grandi Stazioni una soluzione logistica per un’altra sede provvisoria. Se c’è la possibilità di ampliare il servizio e l’attività, va solo a vantaggio dei cittadini».

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