Lancio di fumogeni e uova ma la neve gela la protesta E l'assedio al teatro fa flop

Lancio di fumogeni e uova ma la neve gela la protesta E l'assedio al teatro fa flop

La crisi economica anziché inasprire sembra aver ammosciato le proteste, almeno a soppesare le contestazioni fuori dal Piermarini che ieri hanno toccato il minimo storico. In piazza pochi manifestanti, forse meno di 150, hanno strillato, sparato musica a tutto volume, si sono travestiti da Monti, hanno lanciato frutta e bengala. Senza però riuscire a «bucare» mediaticamente la prima, per una volta tanto appannaggio di decoltè e farfallini neri.
E si che in passato, senza andare ai ruggenti anni di Mario Capanna, le intemperanze non sono mancate, anzi sono state una presenza costante, vere forche caudine per gli spettatori. Poi alcuni fa la questura ha introdotto le transenne per consentire ai contestatori di esprimere il loro dissenso, senza entrare a contatto con il pubblico. E ogni tentativo di sfondamento, veniva respinto senza grosse difficoltà.
Ieri poi a calmare ulteriormente i poco bollenti spiriti, c'ha pensato anche la neve che ha iniziato a cadere già un paio d'ore prima dell'apertura del sipario. E il solito imponente servizio d'ordine, a occhio 300 tra poliziotti e carabinieri. In quel momento in piazza, stretti tra Palazzo Marino e Leonardo da Vinci, rumoreggiavano poco meno di 100 sindacalisti dei Comitati unitari di base, tra i quali si agitava un improvvisato Mario Monti armata di mazza, impegnato a randellare esodati, precari e disoccupati. La tensione saliva verso le 16 quando da piazza Cavour arrivava uno sparuto gruppo, 30 al massimo, di militanti del centro sociale «Lambretta». Imboccato via Manzoni, i giovani sono stati bloccati davanti al Grand'Hotel e fatti deviare lungo via Montenapoleone, attraversata tra slogan e bengala. Il corteo è poi sbucato in piazza Scala, vicino all'ingresso della Galleria, perché dall'altra parte si erano già sistemati i 50 esponenti del «Cantiere». I due gruppi infatti non si possono vedere e quando entrano in contatto volano schiaffoni. I «cantierini» avevano già preso il proscenio, conquistando l'attenzione di un folto schieramento di poliziotti che li ha tenuti a debita distanza. Inutile dunque il consueto lancio di uova, frutta, verdura e bengala, molto scenografico ma assai poco utile. I «proiettili» infatti si spegnevano mestamente a una ventina di metri dall'ingresso del Piermarini. Tutti, «Cantiere», «Lambretta» e Cub, rimanevano stoicamente in piazza anche dopo l'ingresso dell'ultimo spettatore, poi una parte si riuniva in un mesto corteo, davvero quattro gatti, che, dopo aver attraversato la galleria, s'è disperso in Duomo.
Di tenore ben diverso le contestazioni del 2010 quando gli antagonisti avevano ruggito dietro le transenne cercando di sfondare, costringendo le forze dell'ordine a caricare. Bilancio finale, una decina di poliziotti e carabinieri contusi o ustionati.

Ma allora c'era ancora Silvio Berlusconi presidente del Consiglio. Già nel 2011 con Monti alla guida del Paese e Giuliano Pisapia del Comune, i furori degli antagonisti s'era parecchio placati. Fino a raggiungere ieri una desolante e triste «normalità».

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