Magia dell'arte di ogni epoca, quella di risvegliare l'anima di luoghi e spazi attraverso dialoghi e riletture del passato. Nel caso specifico, ad essere risvegliata è una di quelle storie nascoste che fanno parte del patrimonio culturale italiano e, nella fattispecie milanese. Protagonisti sono l'artista contemporanea francese Mathilde Rosier e la Fondazione Guido Lodovico Luzzatto che gestisce la «casa museo» appartenuta al grande intellettuale e critico d'arte ebreo che tra le due Guerre si distinse per intuizioni e personalità. La casa di via Canova 7, rimasta intatta con la ricca biblioteca e la collezione d'arte di Luzzatto, ospita in questi giorni performance e opere dell'artista che, tra pittura, azioni e video, trasforma un luogo denso di memoria in un palcoscenico vibrante. Regista dell'operazione, la gallerista milanese Raffaella Cortese, donna colta e sensibile che ha saputo raccogliere l'istanza di una fondazione nata per diffondere la storia e il vissuto di un uomo che ebbe un'intensa attività critica e un rapporto diretto con numerosi grandi maestri figli delle avanguardie del Novecento, da Chagall a Gris, da Kirchner a Mela Muter. Un fil rouge lega gli interventi della Rosier mimetizzati nelle stanze affollate di libri e oggetti, alle opere che compongono la mostra personale negli spazi della galleria Cortese in via Stradella. Le case museo, di cui la nostra città è tutt'altro che priva (basti pensare alla Casa Boschi Di Stefano o lo stesso Poldi Pezzoli), rappresentano un territorio denso di fascino per gli artisti; al di fuori degli stilemi imposti dalla globalizzazione e all'opposto degli spazi asettici dei musei contemporanei, sovrastano la percezione con il loro peso identitario ma, al contempo, offrono agli artisti innumerevoli spunti di analisi e riflessione. Mimesi, dialogo e spiazzamento sono alla base del progetto della Rosier che, tra i suoi interventi, utilizza per uno dei suoi video il vecchio televisore del salotto di casa Luzzatto, luogo dove l'intellettuale si ritirava per coltivare i suoi rapporti epistolari con gli artisti europei, ma anche con i fuoriusciti italiani durante il regime fascista.
Negli spazi della galleria Cortese, l'artista presenta invece il ciclo di dipinti visionari della serie «Blind Swim» e il video di una performance realizzata pochi giorni prima il vernissage: due ballerini di valzer indossano costumi realizzati dall'artista e danzano nello spazio della galleria cancellando ripetutamente lettere e segni creati sul pavimento.
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