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L'inferno burocratico brucia le aziende

Il calcolo di Assolombarda: l'eccesso di norme costa a un'impresa tra i 160 e i 700mila euro all'anno

«Sob» sta a zio Paperone come «pape satan» sta a Dante. Teoricamente. In realtà, Sob sta per Storie di ordinaria burocrazia ed è il titolo di un fumetto in cui il Sommo Poeta presta il volto a un giovane rampante al quale si accende la lampadina e la tentazione di avviare un'azienda. Il volenteroso si avvale di una guida, proprio come nella Divina commedia , e il Virgilio di turno è un esperto in faccende burocratiche e strategie per aggirare lacci e lacciuoli. I diavoli sono i tentacoli del cancro procedurale che blocca ogni iniziativa e Lucifero è una sorta di Luci-buro, come capo supremo di questa piovra strozza imprenditori.

Siamo nell'inferno, ragazzi. E se dire che la burocrazia è diventata un girone dantesco sembra ormai un ritornello trito e ritritissimo, perfino stucchevole, molto più bizzarro è invece trasferire in un'allegoria quella che rappresenta una voce di bilancio a tutti gli effetti. E, come si conviene nei riepiloghi, fatti di poche lettere e tanti numeri, l'aggravio ha dimensioni precise. L'Osservatorio sulla semplificazione di Assolombarda e Confindustria di Milano, Monza e Brianza ha quantificato il peso delle pratiche d'ufficio fra il 3 e il 4 per cento del fatturato delle piccole imprese. Tradotto in vil denaro, la forbice si estende da un minimo di 160mila euro annui per un'azienda di proporzioni ridotte ai 700mila di una di medio cabotaggio.

La cifra è stata presentata ieri in una relazione tenuta ieri alla Bocconi dal titolo «Il fattore B - La burocrazia come elemento della competitività del Sistema Paese», un incontro nel quale è stato diffuso anche il fumetto «Sob», firmato da Tiziano Riverso che racconta, come detto, le difficoltà di un giovane industriale alle prese con gli ostacoli messi sul suo cammino dall'accanito legislatore.

Una dinamica pericolosa che frena lo sviluppo e riduce l'indice di attrattività dell'Italia anche a livello internazionale. «Un apparato lento e complesso - ha spiegato Michele Angelo Verna, direttore generale di Assolombarda Confindustria del comparto milanese e brianzolo - che limita la competitività delle imprese. Secondo l'indice che misura l'efficacia della pubblica amministrazione l'Italia è venti punti al di sotto della media Ocse fissata a 87 su cento. E fa riflettere il fatto che un incremento anche contenuto dell'1 per cento nell'efficienza delle istituzioni corrisponde a un aumento del Pil pro capite dello 0,9».

Risultato tutt'altro che trascurabile, insomma. E un inferno in piena regola, invece per chi, con queste difficoltà, deve scontrarsi quotidianamente. Un piccolo passo avanti è stato compiuto con la nuova modulistica regionale unificata che ha permesso di diminuire le inefficienze, garantendo l'interoperabilità dei sistemi informativi tra i diversi enti. Si tratta di una novità recepita a livello nazionale a cui si aggiunge la soppressione della comunicazione mensile dell'Agenzia delle entrate per le lettere d'intento ricevute che semplifica gli adempimenti fiscali ai quali le imprese sono periodicamente tenute.

Un'altra miglioria è venuta dalla Regione che ha istituito «gli angeli anti burocrazia» forse per contrastare i diavoletti del fumetto.

Un pool di trenta giovani laureati aiutano le aziende nei rapporti con la pubblica amministrazione con lo scopo di creare un ambiente favorevole allo sviluppo del tessuto imprenditoriale in Lombardia. E, per cominciare, l'angelo della chimica ha elaborato una semplificazione delle complesse procedure di autorizzazione ambientale per le imprese del settore.

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