"Loop e computer per recitare in musica"

Il jazzista Clemente: «In primo piano i testi, il resto spesso serve ad accompagnare»

"Loop e computer per recitare in musica"

Analisi della musica rap: di che cosa si tratta, vista da un musicista esperto che lavora per e su altri generi? Domanda girata a un non-rapper, ovvero al sassofonista-clarinettista Felice Clemente, fra l'altro formatore anche in realtà periferiche, scolastiche e non: «Nel caso del rap si può parlare anche di un accompagnamento alla parte testuale, al parlato, un genere che ha una identità, una modalità sua». Ben diversa quindi dalla musica cosiddetta tradizionale, in pratica un altro pianeta dove si può creare qualcosa anche senza saper leggere una nota musicale o conosce le regole più evolute che dominano il pentagramma. Comunque una preparazione nei protagonisti si trova.

«Conosco persone che fanno questo tipo di produzioni con una modalità tutta loro, personalizzata - racconta il jazzista - Sono persone che spesso sanno programmare un computer, come base sfruttano dei loop, sanno registrare e assemblare materiali pre-registrati». Una forma di creatività alternativa che si poteva definire «povera» finché non ci ha messo lo zampino il mercato coi suoi potenti mezzi e i suoi arrangiamenti musicali. Il discorso sui testi; in alcuni casi c'è una forma «di denuncia del malessere sociale», giovani che abitano le periferie che si mettono a scrivere, intonare e suonare per creare la canzone.

«Mi sembra che tutto sia nato dai rapper afroamericani - aggiunge Clemente - e non mi sembra che, a questo genere che a mano a mano si è propagato, sia stato aggiunto qualcosa di particolarmente significativo».

Diciamo che in comune ci sono le idee e

le parole della protesta, ma «rispetto al principio penso sia andata persa un po' la genuinità». Parlare di messaggi? Sicuramente c'è lo show, l'intrattenimento, la capacità di coinvolgere il pubblico dei più giovani.

LuPav

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