L'Opera dissidente di Raskatov sul palco della Scala

Sfida le leggi della natura il medico moscovita Filipp Filippovic. Impianta organi umani nel corpo del cane Sarik e questi, in aggiunta ai frutti della stramba implantologia, perde peli e coda. In breve: si fa uomo. O meglio, un ibrido mascalzone di nome Sarikov che seduce donne e si avventa sul primo gatto che gli si presenta. L'istinto gli procura una professione, però. Diventa accalappiatore di gatti, a Mosca.
Corrono gli anni Venti, il comunismo di Lenin viene raccolto e amplificato da Stalin. E Filippovic non ha ancora metabolizzato la deriva sovietica, per questo si becca una denuncia: la sporge l'uomo-cane. Questo è troppo, il medico non ne può più, e riporta il cane alla condizione originaria. Nel frattempo, la polizia piomba in casa, Filippovic è accusato di omicidio e di occultamento del cadavere.
È la vicenda surreale e grottesca di Cuore di cane, l'opera - mai vista in Italia - in scena alla Scala da mercoledì 13. L'autore di Cuore di cane è il compositore Alexander Raskatov (1953) che ha tratto spunto dal romanzo omonimo di Michail Bulgakov, un testo inviso all'URSS. Il libretto, in russo, è opera dell'italiano Cesare Mazzonis. Questo lavoro arriva a Milano dopo il battesimo del 2009 ad Amsterdam, la ripresa londinese, e il forfait di Valery Gergiev: il direttore russo, tutto carisma, che verrà sostituito da Martyn Brabbins, già impegnato nell'edizione della prima assoluta, accanto al regista Simon McBurney. Vanno in scena cantanti ma anche mimi e marionette: in primis quella corrispondente al cane, nel primo atto.
Sarik alterna una voce gradevole e asessuata (quella del controtenore di Andrew Watts) a una sgradevole, amplificata dal megafono (il soprano Elena Vassilieva).
Sarikov è un tenore buffo (Peter Hoare). Sergej Leiferkus è il cantante impegnato nel ruolo di Filippovic.
Raskatov inietta tutta la Russia che ha in corpo. Quindi canti rivoluzionari, balalajke, melodie della chiesa ortodossa, memorie dei grandi musicisti russi (da Cajkovskij a Musorgskij). Cita e ne fa una parodia,
Russo è pure il concerto di lunedì (ore 20), sempre alla Scala. La prima delle tre serate (seguono quella del 14 e 22) dedicate a Rachmaninoff: il musicista russo di cui ricorrono i 140 anni dalla nascita e i 70 dalla morte.
In programma, la Prima Sinfonia e il Secondo - nonché celeberrimo - concerto per pianoforte con Gianandrea Noseda sul podio della Filarmonica della Scala. Solista, Khatia Buniatishvili.

Sarà un Rachmaninov d'autore: Noseda, dal 2007 direttore del Teatro Regio di Torino, in gioventù è stato il primo direttore ospite principale straniero nella storia del teatro di San Pietroburgo, il Marinskij. E qui il grande concertista ha subito respirato il meglio della cultura musicale russa. Un pianismo di bel carattere quello della georgiana Buniatishvili, dal 2011 un'artista che incide in esclusiva per la Sony.

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