L'orchestra alla milanese conquista pure l'Europa

Oggi a Londra la prima di una serie di tappe nelle grandi capitali. Nel segno di Chailly

Luca Pavanel

Da Milano a Londra a Vienna, la Scala «vola» nel vecchio continente per il tour invernale sotto una pioggia di «like». Migliaia di visualizzazioni con tanto di ringraziamenti al Maestro Riccardo Chailly. Sui social, in particolare Facebook, da giorni campeggiava il grido di battaglia della Filarmonica con relativi «mi piace»: «Siamo molto felici di tornare in Europa con una nuova tournèe che fa tappa a Londra». Il giorno è arrivato: partita dalla capitale lombarda oggi, ecco in serata l'orchestra del Piermarini sul palcoscenico del Barbican Centre diretta da Chailly che compie 40 anni di Scala (il 24 gennaio di quattro decenni or sono su richiesta di Claudio Abbado, salì sul podio per sostituire l'ammalato Gianandrea Gavazzeni dirigendo «I masnadieri» di Verdi). Si riparte.

Una sequela di date - dopo la capitale inglese infatti il Béla Bartok National Concert Hall di Budapest (il 25), la Philharmonie di Parigi (il 26), la Philharmonie Luxembourg (il 27) e due serate conclusive al Musikverein di Vienna (29 e 30) -, per portare lo stile «made in Italy» e il «virtuosismo alla milanese» oltreconfine. Intenso programma con il traguardo dei «17 eventi fuori sede dall'agosto del 2017 al gennaio 2018», è il bilancio che fanno nel quartier generale. Grandi russi e nordici e belcanto nel programma di mercoledì; da Rossini («la Gazza ladra») a Grieg («Concerto in la min op. 16 per pianoforte e orchestra di Caikovskij) al bis con Verdi («I vespri siciliani», overture). Sotto gli spot il pianista Benjamin Grosvenor. Dopo il tutto esaurito con Chailly alla Royal Albert Hall di South Kensington l'estate scorsa, la nuova apparizione londinese assume un particolare significato. Un po' di storia.

«Il precedente - spiegano - risale al 1992 con il direttore d'orchestra Carlo Maria Giulini» alle prese con le Sinfonie 3 e 8 di Beethoven». Da Giulini, direttore stabile del Piermarini negli anni Cinquanta, a Chailly, direttore degli anni Duemila. Stando all'oggi, «tutto è partito da Milano - dicono alla Scala - tre appuntamenti con il pubblico». Una sorta di test generale prima degli appuntamenti europei». Ovvero la «prova aperta» Discovery dedicata agli studenti alla Sala Verdi del Conservatorio giovedì scorso, la «prova-aperta» benefica a favore della Società Umanitaria domenica sera e il concerto di lunedì in teatro, con parte del programma poi portato oltre confine nelle date che verranno (di Cajkovskij la «Sinfonia 2», di Sostakovic la «Suite da Lady Macbeth» e di Stravinskij «Petruska» nella versione del 1947). Il bilancio di immagine.

Allo stato delle cose Filarmonica compare nelle stagioni di diverse istituzioni europee, per la sinfonica con repertori di grande respiro. Un bagaglio di autori e pagine che la rende competitiva; infatti attualmente risulta una delle dieci formazioni che girano di più all'estero. Un quadro che fa parte di un progetto che vede la compagine impegnata su tre fronti, almeno: il suo primo «naturale», quello dell'opera lirica, il secondo quello delle «piazze» italiane con Milano in testa - si ricorderanno i «concertoni» sotto la Madonnina, Trieste e Taormina durante il G7 - il riconquistato ruolo internazionale, dopo alcuni anni di relativa calma.

Senza contare la ripresa delle incisioni Decca e la valorizzazione dei repertori italiani voluta dallo stesso Chailly. Filarmonica orchestra d'Italia insomma, di Milano, della Scala: in un prestigio crescente oltreconfine. Impegno affiancato da Unicredit, che da tempo sostiene la musica in tutte le sue espressioni.

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