Marijuana a ciclo continuo: ecco la fabbrica della droga

Marijuana a ciclo continuo: ecco la fabbrica della droga

Dal produttore al consumatore, nell'ottica dell'agricoltura «a chilometro zero» cioè senza intermediari. Peccato si trattasse non di patate o zucchine, bensì di marijuana, per altro di ottima qualità, coltivata all'interno di un capannone della zona artigianale di Bellusco. Piantine cresciute, fatte essiccare e quindi cedute a ragazzini, quasi tutti minorenni, che a loro volta la vendevano ai coetanei dentro il Parco del Rio Vallone. Un'attività che non poteva passare a lungo inosservata ai carabinieri che l'altro giorno sono intervenuti arrestando i due coltivatori e identificando una ventina di pusher.
Bellusco, paese di oltre 7mila abitanti a nord est di Monza, si trova proprio a ridosso dei confini settentrionale del Parco, con la Provinciale numero 2 per Trezzo a far da confine con la zona attrezzata. Tra i vari capannoni un paio di intraprendenti «contadini», Silvio e Salvatore, 59 e 51 anni, avevano impiantato una serra di marijuana con una produzione a «ciclo continuo». I due avevano suddiviso i circa 200 metri quadrati di edificio in più stanze attrezzate con lampade per la coltivazione indoor e impianti di umidificazione, dove centinaia di piantine andavano in fiorescenza ogni mese, garantendo la produzione di oltre un chilo di foglie. Raccolto che veniva poi essiccato e confezionato in bustine di plastica termosigillate da 50 grammi ciascuna. Un'attività che permetteva ai due «coltivatori diretti» un guadagno medio attorno ai 10mila euro al mese.
I sacchetti venivano poi ceduti a una ventina di pusher che avevano la loro base presso una piccola area attrezzata, panchine e chiosco di bibite, all'interno del Parco. Il movimento, per quanto discreto era continuo. Gli spacciatori infatti quando avevano finito la merce, si limitavano ad attraversare la Provinciale per rifornirsi e tornare ai loro clienti. Un'attività messa in piedi circa un anno fa, fino a quando i carabinieri di Vimercate, diretti dal capitano Marco D'Aleo, non hanno subdorato qualcosa e organizzato una serie di appostamenti. Un mesetto per rendersi conto di quanto stava accadendo, poi l'altro giorno l'intervento. Alcuni militari hanno bloccato una ventina di spacciatori, portati in caserma e identificati: 16 erano minorenni, cinque i maggiorenti. Non è stato tuttavia possibile contestare loro lo spaccio, per cui mentre gli «under 18» se la sono cavata con una ramanzina, i «grandi» sono stati invece segnalati al prefetto. Non una grande sanzione, poiché al massimo avranno qualche problema con la patente e dovranno recarsi al più vicino ambulatorio Sert per avviare un eventuale programma di informazione e disintossicazione.
Nel frattempo altri carabinieri facevano irruzione nel capannone dove sorprendevano gli «agricoltori», due incensurati, ufficialmente senza un lavoro fisso. Solo il più giovane fino a un paio di mesi fa gestiva un bar nel centro di Bellusco, attività poi ceduta.
Dentro l'edificio, diviso in cinque stanze separate, 410 piante in vari stadi di maturazione, con vicino alcuni mucchietti di foglie già pronte per la confezione. In totale un valore di circa 60mila euro, destinato a quadruplicare al dettaglio.

I due compari avevano organizzato un sistema a ciclo continuo con attrezzature di prim'ordine per la coltivazione della marijuana, circa 100mila euro tra lampade, umidificatori, essiccatori, macchine per la termosaldatura dei sacchetti. Tutto materiale messo sotto sequestro, mentre i due soci prendevano la strada del carcere.

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