Messa per Paola Bonzi, angelo della vita

E ora Milano ricordi la storica fondatrice del centro Cav Mangiagalli

Messa per Paola Bonzi, angelo della vita

Si terrà questo pomeriggio, alle 18,30 alla basilica di Sant'Ambrogio, la messa in suffragio per i trenta giorni dalla scomparsa di Paola Bonzi, fondatrice e anima del Centro di Aiuto alla Vita della clinica Mangiagalli. Dovrebbe partecipare anche il sindaco Beppe Sala. Era il 9 agosto quando Paola Marozzi Bonzi, si è spenta a Brindisi, dove era in vacanza con il marito. La messa scrive il Cav Mangiagalli in una nota, «sarà l'occasione per tutti noi che abbiamo voluto bene a Paola per dirle la nostra gratitudine e testimoniare il nostro affetto, rinnovando l'impegno a portare avanti con determinazione l'opera da lei iniziata».

Grazie alla sua forza e passione, quasi una vocazione, allo staff e ai volontari del centro Paola Bonzi, mamma di due figli, ha aiutato migliaia di donne: sono 22.633 i bambini, frutto di gravidanza indesiderate o difficili, che sono nati dal 1984 a oggi. E dire che quello da lei fondato è stato il primo centro aperto in Italia dopo l'introduzione della legge 194. Di strada ne ha fatta, e tanta. Dalla sagrestia della cappella della Mangiagalli al terzo piano di via della Commenda. Da nulla a un budget di 1,5 milioni di euro. «Ogni tanto mi chiedo se qualcuno ascolti e parli con queste donne. Certo le parole non bastano, ci si deve far carico delle loro difficoltà, ma la società è consapevole di ciò che perde abbandonandole con il loro bambino a un destino infausto?», scriveva su ilsussidiario.net. E si parla di donne filippine, indiane, arabe (e italiane) che grazie all'aiuto di traduttori e mediatori «rinascevano mamme» una volta uscite dall'ufficio di Paola Bonzi.

All'indomani della sua scomparsa il presidente del Cav, Nicolò Mardegan, ha chiesto che Milano le rendesse omaggio, mentre il centrodestra ha proposto l'iscrizione al Famedio, tra i grandi della città. Premiata con l'Ambrogino d'Oro nel 2013, premio sostenuto dai Radicali e da Alessandra Kustermann, primario della clinica Mangiagalli. «La stimo - disse Kustermann - Collaboro con lei perché so che le donne quando la incontrano non vengono giudicate, ma accolte con calore e rispetto. Crede nella vita però sa comprendere anche a chi decide di abortire».

«Sarebbe bello - scriveva Pierfrancesco Majorino del Pd, rompendo il silenzio della sinistra - ricordarla dedicandole un luogo simbolico, capace di unire. Ho una storia diversa - premette - e sono orgogliosamente parte di movimenti che si sono battuti per i diritti civili e delle donne».

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