«Mi scuso ma non è omofobia Sfondare porte non è dialogo»

L'arcivescovo Scola: «Sul tema non recediamo di un millimetro» Il cardinale tende una mano agli studenti: «Pronto al confronto»

«Mi scuso ma non è omofobia Sfondare porte non è dialogo»

«Cosa nutre la vita? Expo 2015». Il titolo del libro del cardinale Angelo Scola, presentato ieri a Bookcity dall'arcivescovo insieme al filosofo Giulio Giorello all'Università Statale, la dice lunga sul concetto di donna e di uomo perpetrato dalla millenaria cultura della Chiesa, che ha sempre scelto la scintilla vitale del pensiero contro la morte della facile opinione, disdegnando quindi qualsiasi «fobìa», intesa come pulsione incolta che rigetta per paura il confronto con l'altro, quando da alcune generazioni la Chiesa si dimostra aperta al dialogo, principale fautore di vita.

Sono state quindi tanto più inerenti le sottolineature del cardinale sui fatti accaduti in questi giorni a Milano, in cui la chiesa milanese è stata accusata d'omofobia per una lettera scritta a seimila docenti di religione, in cui si chiedeva agli isegnanti di segnalare come venissero trattati i temi dell'omosessualità e dell'identità di genere. «La nostra posizione non implica alcuna omofobia. La Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale» ha dichiarato Scola, aggiungendo come la Curia si sia «subito scusata» per quella missiva, in cui si poteva rilevare «un'inappropriatezza di linguaggio».

Ogni «schedatura rimanda a cose spiacevoli» ha aggiunto l'arcivescovo di Milano, specificando come la richiesta fosse indirizzata a un intento di «conoscenza», una conoscenza che non ha nulla a che vedere appunto con fobie istintive. La nostra è una posizione «non omofoba», ma nel contempo è una posizione «da cui non abbiamo intenzione di recedere di un millimetro. Abbiamo qualcosa da dire circa le conseguenze sociali e la questione dei diritti connessi a questi orientamenti sessuali», perché la libertà è il requisito «della democrazia».

L'ordinamento democratico si fonda sulla dialettica e non sullo scontro, come il tafferuglio verificatesi venerdì tra studenti e polizia davanti all'arcivescovado. Il disordine è stato «un fatto doloroso, perché da parte mia e di tutta la chiesa ambrosiana c'è sempre stato un desiderio di dialogo franco e aperto».

Perché questo spiacevole episodio? Si è pensato che a scatenarlo fosse stata la lettera incriminata, cosa smentita da Scola. «Credo che l'intenzione dei manifestanti fosse quella di andare in arcivescovado dove c'era un convegno sulla buona scuola. Mi auguro che quegli incidenti non si ripetano più, non solo a Milano, ma in tutto il Paese» per camminare appunto sulla strada della vita.

Scola ha notato, a proposito del cibo di cui il nostro esistere si nutre, tema italiano di Expo, come noi stiamo assistendo «alla riduzione del cibo a merce: come ha detto Papa Francesco questo genera la cultura dello scarto ed emargina una larga fetta dell'umanità che non è in grado di comperare il cibo».

La scarsezza di cibo genera guerre, sia che tale carestia si riferisca al cibo materiale che a quello intellettuale, anzi soprattutto a quest'ultimo, perché il male delle parole sta nel loro strumentale fraintendimento, fautore di divisione e fattore scatennate di inutili e malevoli gesti di forza.

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