«La mia città? Black bloc in fuga e la mafia tenuta fuori da Expo»

Il prefetto Tronca fa il bilancio dei primi due anni a Palazzo Diotti «L'emergenza immigrazione è ancora alta. Affrontiamola insieme»

Un Garibaldi alle spalle della scrivania e sul tavolino l'Edgar Lee Masters dell' Antologia di Spoon River . Fuori lo stesso caldo d'agosto di quel primo giorno da prefetto di Milano due anni fa. In mezzo quella volta in cui disse di sperare che Milano potesse tornare a essere quel «laboratorio di avanguardie culturali che ho conosciuto appena arrivato, dopo la laurea a Pisa, nel 1975». La parola più pronunciata è Stato. E anche nel tono la «s» è decisamente maiuscola. Alla domanda di che anni siano stati questi primi due passati a Palazzo Diotti, il prefetto Francesco Paolo Tronca risponde che sono stati «estremamente densi per le complessità affrontate». È soddisfatto per la mafia tenuta lontano dall'Expo grazie al lavoro della squadra interforze. «Un lavoro certosino di incrocio delle banche dati su una piattaforma informatica.

E le tecniche più moderne che ci hanno consentito di individuare le imprese da bloccare». L'immigrazione? «Oltre ai profughi assegnati dal ministero, Milano deve affrontare il fenomeno parallelo dell'immigrazione di transito che riguarda siriani ed eritrei».

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