I numeri presentati negli ultimi anni dalla Questura e dal Comando provinciale dei carabinieri, hanno costantemente indicato tassi di criminalità stazionari o addirittura in leggera flessione. Indicatori indubbiamente confortanti. Ma ieri Il Sole 24Ore ha sconvolto la sicurezza dei milanesi: analizzando i dati forniti dal Ministero degli Interni relativi al 2011, città e provincia risultano al primo posto per numero di reati, 294mila conto i 257mila di Roma, seconda in classifica. Un primato consolidato anche facendo un raffronto con i residenti: Milano è in testa con 7.360 denunce ogni 100mila abitanti, con un incremento del 7 per cento rispetto all'anno precedente. Le altre dieci province lombarde, Monza e Brianza rientra ancora nel milanese, seguono via via in graduatoria a partire da Pavia, 19° posto, fino a Sondrio 89° posizione.
I dati ovviamente vanno sempre interpretati e mai recepiti passivamente, questo è ovvio. E difatti la bizzarra posizione di Rimini, ufficialmente seconda città più pericolosa d'Italia, è facilmente spiegabile con i 20 milioni di turisti che ogni estate si riversano sulle sue spiagge, a fronte di 330mila residenti complessivi. Gira e rigira invece i numeri di Milano non lasciano adito a dubbi: 4 milioni di residenti, compreso ancora Monza Brianza, divisi per i circa 300mila reati fa appunto 7.300 e rotti. Anche se poi nelle diverse «sezioni» Milano rimane puntualmente in una posizione di «metà classifica». Per esempio a livello nazionale risulta terza per borseggi, quinta per rapine, sesta per furti in casa e di auto, ottava per truffe e neppure tra le prime dieci per scippi.
Molte sono la ragioni che assicurano a città e hinterland questo poco invidiabile primato. Innanzitutto stiamo parlando di un'area ad alto tasso di urbanizzazione che, come insegna qualsiasi trattato di sociologia elementare, è tradizionalmente meno sicura di un'area montana o agricola. Milano poi ha vissuto negli ultimi anni un forte smantellamento della sua struttura industriale, con un ulteriore accelerazione in questi ultimi tempi segnati da una recessione internazionale. Una crisi che ha visto dopo anni di continui decrementi, un picco dei reati «predatori» come furti e rapine, tipici dei momenti di recessione economica. Aumento ancora più sensibile se paragonato alla diminuzione di tutti gli altri crimini. Infine, ultimo elemento destabilizzante, l'alta presenza di immigrati, regolari e clandestini. A fronte di un rapporto nazionale attorno a uno a dieci, Milano con il suo milione e 350.000 abitanti, registra oltre 200mila stranieri regolari e all'incirca 25mila clandestini, vale dire uno ogni cinque milanesi.
Scendendo in graduatoria per trovare un'altra provincia lombarda bisogna scendere alla 19° posizione. È Pavia con 5.017 reati ogni 100mila abitanti per un totale di 25.507 complessivi: alla 20° c'è Brescia, con 4.987 reati e 62.637 in totale. Sono le sole al di sopra della media nazionale fissata in 4.557 reati ogni 100mila abitanti. Sotto questa soglia troviamo al 32° posto Bergamo (4.274/46.956), al 43° Varese (4.010/35.423), al 54° Mantova (3.807/15.817), al 57° Cremona (3.747/13.626). Pressoché appaiate Lodi (3.569//8.125) e Lecco (3.564/ 12.122) al 62° e 63° posto, seguite all'84° posizione da Como (3.130//18.626).
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