Sapendo che se lo avessero preso sarebbe tornato in galera, ha giocato il tutto per tutto puntando una pistola contro due carabinieri che hanno reagito sparandogli a una ginocchio. Senza però riuscire a fermarlo. Infatti nonostante il proiettile nella gamba è riuscito a divincolarsi dai militari, infilarsi nella Gazzella, chiudersi dentro e minacciando di spararsi. Solo dopo una mezz'ora di trattativa l'uomo ha aperto la portiere, gettato la pistola ed è uscito. Ora è piantonato al San Carlo, nulla di grave, venti giorni di prognosi e, appena dimesso, verrà trasferito in un carcere di Novara per scontare una pena per rapina a mano armata.
Giovanni Marcarini, 45 anni, è infatti originario di Borgolavezzaro, comune della bassa novarese ai confini con la provincia di Milano. Tossicodipendente, un fratello morto di droga, ha un curriculum criminale che sembra un compendio del codice penale: ricettazione, furto, rapina e stupefacenti. E ancora ingiurie, minacce lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Nel maggio del 2011 viene arrestato per rapina a mano armata e finisce per l'ennesima volta in galera. Viste le sue condizioni di tossicomane ottiene l'affido in prova ai servi sociali, ma tre mesi fa sparisce dal Borgolavezzaro. Il magistrato revoca la misura alternativa, dispone il ritorno in carcere e fa diramare un ordine di rintraccio che nei giorni scorsi appare nelle banche dati di tutte le questure e i comandi provinciali dell'Arma
Ieri verso le 17.30 Marcarini è in piazza Siena, non si sa ancora a fare cosa mentre un equipaggio del Radiomobile sta controllando certi alberghetti equivoci. Il capo equipaggio nota il suo comportamento sospetto e gli intima l'alt. Marcarini non si ferma, anzi fugge disperato inseguito a piedi dal militare e dall'autista sulla Gazzella. In via Jacopo Palma il fuggitivo viene bloccato, ne nasce una colluttazione, lui si divincola ed estrae in mezzo ai passanti che, vista la scena, fuggono terrorizzati, una Bruni 7,65, matricola abrasa, carica. L'autista non gli dà il tempo di usarla e gli spara a una gamba. Nonostante sia ferito riesce prima liberarsi dei carabinieri e infilarsi nei sedili posteriori della Radiomobile.
Qui inizia un nuovo show, si agita, urla, scalcia come un mulo, riuscendo a rompere uno dei robusti finestrini. Ha ancora la pistola in mano, se la punta alla testa, urla che vuole spararsi. Nel frattempo sono arrivate altre auto, anche della polizia, arrivano i vertici del comando provinciale che, compresa la situazione, fanno intervenire un militare specializzato nella mediazione. Inizia una estenuante trattative conclusa solo alle 18.
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