L'arte che fa da guida alle periferie

Il progetto Maua ha mappato i migliori graffiti per scoprire i quartieri degradati

L'arte che fa da guida alle periferie

Quando si parla di arte pubblica occorre anzitutto fare una netta distinzione tra chi si appropria, deturpandolo, del territorio, e chi invece sperimenta una nuova fruizione dell'arte, interagendo con il tessuto urbano e con i suoi simboli. Uno dei casi internazionali più eclatanti che ha coinvolto la nostra regione è quello che ha visto protagonista sul Lago di Iseo il «land artist» Christo il quale, con la sua passerella galleggiante, ha creato un momentaneo ribaltamento percettivo tra l'uomo e l'immutabilità del paesaggio. Ma tra tutte le forme d'arte pubblica, la più diffusa è certamente la street art: ovvero i cosiddetti graffiti, nati ai primi del '900 in Messico con la pittura murale del periodo zapatista per arrivare agli stencil di Banksy nella metropolitana londinese e alle opere di circa 250 artisti oggi attivi in tutto il mondo che fanno conoscere l'arte grazie al web e ai social network.

E Milano? Al di là della componente trasgressiva insita in una performance per definizione «illegale», nei casi migliori anche la nostra città offre scenari in cui l'arte di strada ha nobilitato l'estetica di periferie anonime e degradate, talora suscitando riflessioni sul genius loci, ovvero sulla memoria di un tessuto urbano, i suoi conflitti, le sue contraddizioni e i desideri spesso utopici. Non figurando da noi personalità artistiche o gruppi di risonanza internazionale (un problema comune alla nuova arte italiana) la vera difficoltà da parte del pubblico sta nella conoscenza e mappatura delle opere e dei suoi autori più interessanti. Un esperimento degno di interesse in questo ambito è stato presentato alcune settimane fa da MAUA, acronimo di Museo d'Arte Urbana Aumentata, vincitore di uno dei bandi per le periferie promosso dal Comune. Il progetto propone un ciclo di itinerari nelle vie e nelle piazze di zone metropolitane difficilmente frequentabili a meno che non ci si abiti o ci si debba recare in kafkiani uffici pubblici tipo Inps o (peggio) ospedali o Agenzia delle Entrate. Le zone classificate sono Giambellino-Lorenteggio, Adriano-Padova-Rizzoli, Corveto-Chiaravalle-Porto di Mare, Niguarda-Bovisa e Qt8-Gallaratese. I promotori hanno provveduto alla mappatura di una cinquantina di opere, prevalentemente pittoriche, e per questa cernita si sono avvalsi della partecipazione di centinaia di abitanti, studenti e associazioni. La valenza pubblica del progetto è stata inoltre amplificata dall'immancabile utilizzo della tecnologia «social», in questo caso costituita da una App («Bepart») scaricabile sul telefono che permette di fruire della visione dell'opera in «realtà aumentata»; trasformando cioè i graffiti in opere digitali e animate. A tal fine MAUA si fa anche promotore di visite guidate di cui proprio questa mattina, al quartier generale del BASE di via Bergognone, verrà presentato il nuovo programma.

L'interesse dell'operazione va

aldilà della sua valenza artistica e centra in pieno uno dei maggiori obbiettivi dell'arte pubblica, ovvero riscoprire e riappropriarsi di quei «non luoghi» cittadini tanto cari a Marc Augè e che, volenti o no, ci riguardano.

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