Le musiche di David Bowie rivivono oggi in largo Mahler

Luca Pavanel

Beatles, Queen, Pink Floyd e ora pure il Duca bianco. Nei teatro spiccano programmi-cover e affini dedicato ai grandi del rock mondiale, dei passati decenni. Quasi a ricordarci che tra gli anni '60 e '70 da alcuni personaggi delle scene europee e americane sono state «scolpite» la matrici che hanno dettato la linea agli autori successivi. Ma il ripescaggio di generi e personaggi ricorda anche che molto di veramente nuovo dopo non è stato fatto, e l'ultima «spremitura possibile» nel campo dei rifacimenti - quella sinfonica e variabili - si coltiva un po' anche per consolarci. In attesa dell'arrivo di nuovi «profeti».

Dunque, eccoci all'appuntamento di turno all'insegna dei giganti da riascoltare, in alternativa al concertone di piazza Duomo, per gli «irriducibili rockettari». La rassegna «laVerdi POPs», dedica un concerto a uno degli artisti centrali della nostra epoca, il compianto David Bowie, e a due dei suoi più significativi album: Blackstar, ciè il testamento e Heroes, il secondo della «Trilogia di Berlino». Appuntamento stasera all'Auditorium Verdi alle 20,30. «Blackstar» - pubblicato l'8 gennaio 2016, giorno del 69esimo compleanno di Bowie, morto due giorni dopo - ha ispirato Giovanni Falzone per comporre la «Blackstar suite» che verrà eseguita in prima assoluta. Sul palco, insieme all'Orchestra Verdi diretta dal Maestro Francesco Bossaglia, ci sarà il Falzone Border Trio, composto dal leader che presta il cognome al gruppo (che ha fatto parte come trombettista dell'Orchestra Verdi dal 1998 al 2004) con Alessandro Rossi (batteria) e Gianluca Di Ienno (tastiere).

Nel corso della serata verrà eseguita anche la «Sinfonia n.4» di Philip Glass, compositore americano tra i più influenti del XX secolo, scritta nel 1996 e ispirata al celebre Heroes (alla cui stesura aveva collaborato il visionario Brian Eno).

Un legame profondo quello tra Glass e Bowie che, separati da dieci anni, pur non avendo mai composto musica insieme, sono accomunati dallo stesso desiderio di spingersi oltre i confini, in una continua sperimentazione del loro fare musica.

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