"Il negoziato con Roma riparte da 23 materie L'autonomia? È cultura"

L'assessore regionale che gestisce la partita: «L'ultima intesa è solo il punto di partenza»

"Il negoziato con Roma riparte da 23 materie L'autonomia? È cultura"

Stefano Bruno Galli, assessore regionale all'autonomia, oggi il Consiglio discute di autonomia e del negoziato con Roma per dare più poteri alla Lombardia.

«Nella mia percezione la seduta serve a rendere condiviso tutto il lavoro, anche perché 70 consiglieri su 80 sono nuovi e non hanno partecipato al percorso che dal 2014 ci ha portato in 3 anni al referendum, attraverso i lavori preparatori, il quesito condiviso anche coi 5Stelle, l'arrivo in aula, il gruppo di lavoro fino alla risoluzione del 7 novembre, che io considero la piattaforma della trattativa, con le 23 materie previste e declinate in un documento particolareggiato sulla realtà lombarda».

Quindi si riparte da 23?

«L'accordo preliminare del 28 febbraio mette a fuoco il metodo della trattativa, per esempio il governo vuole costruire una commissione paritetica Stato-Regione, lo stesso metodo che adotta per negoziare con le Regioni a statuto speciale. Quindi nel metodo già veniamo considerati speciali. Quello è un pre-accordo, che indica 5 materie: salute, lavoro, istruzione, ambiente e rapporti con l'Ue. Individua quindi metodo e 5 materie. Ma ne mancano ancora 18».

Si tratterà su tutte allora?

«Io considero l'accordo di fine febbraio il punto di partenza di una trattativa che ora affronta 5 materie, poi si allargherà ad altre fino ad arrivare a 23».

La fotografia scattata a febbraio («si tratta con Roma su 5 materie») è superata? Non solo soltanto cinque?

«No, ma lì c'è scritto espressamente. Cito il testo: Rimane impregiudicata l'estensione del negoziato.... Per me l'accordo preliminare è punto di partenza per trattare tutte le materie. Il punto fondamentale resta la risoluzione approvata a larghissima maggioranza in Consiglio, votata anche dal Pd. Furono quattro i solo consiglieri non favorevoli, fra contrari o astenuti».

E si riapre anche il discorso del residuo fiscale, cioè le tasse pagate dai lombardi che non tornano al territorio sotto forma di servizi?

«Gli ultimi dati parlano di 56 miliardi di residuo fiscale. Questo non è nella trattativa ma è evidente che sia un problema da affrontare a margine della trattativa, un problema da mettere sul tappeto. Tutta la letteratura scientifica rivela che c'è un rapporto profondamente iniquo e squilibrato fra Stato e Regione Lombardia».

Una letteratura non orientata politicamente?

«No, certo. La Catalogna sta facendo quello che sta facendo con un residuo di 10 miliardi di euro, il 4% del suo Pil. Per la Lombardia 56 miliardi sono il 16% del fatturato. L'Emilia Romagna ha un residuo di 18 miliardi di euro, il 9% del suo Pil. Perché la Lombardia deve essere vessata? Va bene il reddito, si lavora tanto, si produce, ma c'è un oggettivo squilibrio. Io non dico di fare la rivoluzione, ma essere trattati come loro vorrebbe dire ridurre di 6-8 punti il residuo fiscale. È un tema da affrontare».

...da affrontare con un governo che ancora non c'è.

«Aspettiamo che nasca».

Serve la maggioranza assoluta. Non sarà semplice.

«Se si fa il governo giallo-verde, va detto che i grillini in Lombardia hanno dato la maggioranza qualificata».

E dicono di aver scritto il quesito del referendum.

«Hanno partecipato al gruppo che ha partorito il quesito».

Ma adesso siete alleati anche in Lombardia?

«Sul tema dell'autonomia hanno dato un bel contributo. Ma la Lombardia è sempre stata la vetrina del modello classico del centrodestra, che ha sempre dato dimostrazione di buon governo. Anche quando Forza Italia sosteneva Letta, non cambiò la maggioranza in Lombardia. In loro c'è stato un interlocutore attento».

Lei ha le deleghe alla Cultura e all'autonomia? Solo un caso o sono legate?

«La domanda è bella. La mia sfida sarà dimostrare che l'autonomia non è solo questione contabile e ragionieristica. La Lombardia ha nel dna e nella sua cultura politica un'altissima propensione all'autonomia. Cattaneo, Ferraro, Ghisleri, Zanardelli, fino a Miglio. C'è una forte vocazione».

La

prossima tappa?

«Con la nascita del governo, l'individuazione di chi avrà la delega alle Regioni. Se ci sarà un ministro meglio, ma anche con sottosegretario si può arrivare all'autonoma in tutte e 23 le materie».

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