Cronaca locale

No all'aumento, spara ai suoi capi

No all'aumento, spara ai suoi capi

La discussione su quella fattura stava andando per lunghe, l'autotrasportatore pretendeva più soldi, il direttore dello stabilimento e il capo officina non erano d'accordo. Alla fine l'uomo ha deciso di risolvere la questione a pistolettate. È uscito, salito sul camion, è rientrato con un revolver e ha esploso cinque colpi andati per fortuna a vuoto. La sparatoria è stata sentita all'esterno, qualcuno ha chiamato i carabinieri e una pattuglia è piombata sul posto arrestando l'uomo.
Dramma solo sfiorato dunque ieri mattina verso le 8.30, quando Pasquale Stigliano, 58 anni, fa ingresso nel piazzale della «Ibf» di via Gandhi 3 a Vittuone. L'azienda, nata nel piacentino nel 1979, è specializzata nella produzione di tubi e profilati in metallo. Dopo il primo stabilimento di San Nicolò, nel 1987 ne ha aggiunto un secondo a Castelsangiovanni, sempre nel piacentino, e nel 1997 il terzo in provincia di Milano. E quasi subito è iniziato il rapporto di lavoro con Stigliano, residente in via Nenni 5 a Locate Triulzi, con cui viene firmato un contratto per il trasporto delle merce prodotta. Qualche tempo fa l'uomo aveva associato anche il figlio, ma il suo impegno non aveva soddisfatto la direzione della «Ibf» che aveva già annunciato l'intenzione di concludere il rapporto di lavoro con lui da gennaio. Fermo restando quello con il padre.
Stigliano, oltre al figlio, ha però altri grossi problemi in famiglia, visto che si sta separando dalla moglie. Quindi, carico di queste tensioni, ieri inizia a discutere con il direttore, Francesco F., e il capo officina, Sergio M., entrambi di 42 anni. Motivo del contendere la fattura di luglio che il camionista vuole comprenda anche certe spese da lui sostenute. I due non sono d'accordo e Stigliano perde le staffe. Se la prende con entrambi, a Sergio M. grida anche «Tu mi hai rovinato la vita, è per colpa tua se sto divorziando». Poi esce, sale sulla cabina e ne ridiscende con una Smith & Wesson cinque colpi. Entra nel gabbiotto che funge da ufficio e inizia a sparare. I due si gettano al riparo, i proiettili sibilano per il capannone.
In strada qualcuno sente la sparatoria e chiama i carabinieri. Vittuone è piccola, un equipaggio di pattuglia poco distante, e in un paio di minuti i militari fanno irruzione nella ditta. Dentro Stigliano ormai ha finito i colpi e si sta aggirando come un automa per lo stabilmento. I carabinieri gli strappano l'arma ormai scarica, lo ammanettano e lo portano via con l'accusa di tentato duplice omicidio. Quindi sentono le due vittime mancate per cercare di ricostruire i fatti, anche se tutto sembra abbastanza chiaro.

L'unica cosa da accertare è se Stigliano quella Smith & Wesson, per altro regolarmente dichiarata, se la portava sempre in cabina, oppure se l'avesse presa solo ieri per «regolare i conti» con la ditta.

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