Un nome per l'Expo: oltre 8mila milanesi partecipano alla gara

Un nome per l'Expo: oltre 8mila milanesi partecipano alla gara

Un collage di frutta che ricorda parecchio la tecnica dell'Arcimboldo. A poche ore dalla presentazione sul palco del teatro Franco Parenti, il 15 dicembre, sulla mascotte di Expo firmata Disney erano già scoppiate le prime polemiche. Il simbolo dell'Esposizione è composto da undici frutti della terra: aglio, anguria, arancia, banana, fico, mais blu, mango, mela, melograno, pera e ravanelli. «L'assenza dell'uva è scandalosa» sentenziava il feroce comunicato di Federdoc, la confederazione che tutela i vini italiani doc. Non piacerà a tutti, e da qui al taglio del nastro - mancano 477 giorni esatti - se ne sentiranno ancora. Intanto, la mascotte - c'è il personaggio principale e la famiglia di undici elementi che lo compongono - ha già conquistato un po' il cuore di milanesi e non. Un test? Quel giorno è stato lanciato un concorso per dare il nome all'intera squadra di mascotte e il 7 dicembre alle 13, quando è scaduto il tempo, la società si è trovata con oltre ottomila proposte che ora saranno valutate una a una da una giuria selezionata che sarà annunciata a breve. Ci vorrà qualche settimana, entro il 31 gennaio saranno premiati i vincitori e resi noti i nomi dei personaggi.
Expo prova a darsi un aspetto (finalmente) gioioso, ma le polemiche sono all'ordine del giorno. Ieri Luca Beltrami Gadola, membro del comitato antimafia del sindaco Pisapia, ha pubblicato un duro intervento sul sito Arcipegaomilano.org in cui definisce il percorso dell'evento «una sconfitta tutta milanese». Vale tutto, in nome di Expo? É la domanda che pone indirettamente agli attori in campo, quando sottolinea che «il peggio» per recuperare ritardi e arrivare dritti alla meta sarà «l'uso crescente dei poteri speciali del commissario unico, meccanismo che consente di abbreviare artificiosamente i termini di legge in particolare per presentare progetti e ricorsi». Toglierà insomma «la concreta possibilità di difendersi a chi per qualche ragione senta leso un proprio diritto». E parla a nome di quella sinistra che contesta duramente il progetto delle vie d'acqua. Immagina una certa «benevolenza dei tribunali amministrativi», che giustificheranno tutto per non fermare i lavori. Prevede anche il «tragico momento» in cui arriveranno gli affidamenti diretti dei lavori «che salteranno ogni procedura normale di appalto». Il Paese «non si smentisce, di G8 in G8, di alluvione in alluvione, non sa bandire gare che non scatenino contenziosi e non sa finire i lavori nei tempi previsti, Expo non fa eccezione ed è una sconfitta tutta milanese». Ci saranno «opere incompiute e scheletri qua e là». Ma intanto Gadola è certo che dopo sabato scorso al cantiere di Rho, saranno frequentissime per tutto il 2014 le visite del ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, che «ha già cominciato la campagna elettorale per diventare sindaco di Milano. Vista l'ondata giovanilistica, cerca di nascondere i suoi 52 anni togliendo giacca e cravatta e mettendo i maglioncini come Marchionne», il manager della Fiat.

In pressing anche il capogruppo di Valori per Milano Raffaele Grassi: «L'evento è dietro l'angolo e serve una campagna promozionale più fitta per attirare visitatori, pacchetti turistici comprensivi di alberghi, ristoranti, tempo libero».

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