Olimpiadi «alla romana» le Regioni pagano a metà

Cerimonia finale forse all'Arena di Verona ma ha 13mila posti: San Siro potrebbe fare il bis

Milano e Cortina «pagano alla romana». Costi spalmati equamente al 50 per cento, sperando - sindaci e governatori del patto olimpico lombardo anche ieri non hanno mollato il colpo - che alla fine anche il governo partecipi alle spese. Dopo il via libera alla candidatura ai Giochi invernali del 2026 ieri i sindaci di Milano e Cortina Beppe Sala e Gianpietro Ghedina e i presidenti leghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, si sono seduti attorno al tavolo del Coni a Roma per condividere le prossime mosse. Si è parlato a lungo soprattutto del budget per predisporre il dossier definitivo entro l'11 gennaio, aprire sito internet e ideare il logo entro il primo novembre, e si cercherà di lavorare in tutti i passaggi utilizzando le risorse interne e le sedi già a disposizione. Viene data praticamente per acquisita la suddivisione delle gare presentata nel pre dossier a Buenos Aires a inizio ottobre, con le gare di pattinaggio sul ghiaccio concentrate a Milano - short track al Palalido, hockey su ghiaccio al Palaitalia che verrà realizzato (comunque) nel quartiere Santa Giulia a Rogoredo, pattinaggio artistico al Mediolaunum Forum di Assago. Sci alpino suddiviso tra Bormio e Cortina. Milano ospiterà la cerimonia di apertura allo stadio di San Siro e non si impunta per avere anche quella di chiusura, ma potrebbe ritornare comunque al «mittente». Malagò ieri a fine incontro ha ricordato che «inizialmente dovevano essere entrambe a Milano ma per la chiusura stiamo valutando anche altre possibilità, l'Arena di Verona è un'idea da valutare, deve essere l'Olimpiadi dei territori. C'è la massima disponibilità da parte di tutti a prendere in considerazione qualche idea vincente». E infatti anche se il sindaco Sala all'uscita fa sapere che sulla suddivisione delle gare si è quasi raggiunto un accordo totale, «siamo al 98%», sembra più corretto tradurre quel due per cento che manca non tanto su un braccio di ferro tra le regioni quanto su un margine di variabilità che dipenderà dalle esigenze del Cio. L'Arena di Verona, per dire, è molto suggestiva ma ha una capienza di circa 13.500 spettatori, e il Comitato olimpico internazionale considera grosse fonti di guadagno le due cerimonie. Potrebbe preferire insomma uno stadio da sessantamila posti anche per la chiusura. Tutti gli esponenti istituzionali al tavolo tendono a ribadire il clima di «grande intesa». Anche sui costi dell'organizzazione. «Il tempo stringe, bisogna lavorare con grande concretezza - insiste Sala -. Sulle risorse abbiamo fatto una cosa molto pragmatica: metà Milano e Lombardia e metà Cortina e Veneto. Questa sarà la nostra regola e poi vedremo cosa dirà il governo. Per noi rinunciare a un supporto dello Stato non va bene, stiamo parlando delle Olimpiadi, qualcosa che aiuterà molto l'economia italiana». Poi «i due governatori sono molto tranquilli, sono in grado di fornire le garanzie economiche al Cio». Anche Fontana ribadisce: «Vogliamo assolutamente rispettare l'indicazione del Cio, Giochi all'insegna della sostenibilità economica, senza spreco di risorse e con investimenti strettamente necessari. Per quanto riguarda le gare abbiamo trovato un equilibrio tra Cortina, la Valtellina, che avrà un pezzo di sci alpino, e Milano per il ghiaccio». Sul tema governance, «per ora abbiamo costituito un comitato informale, del quale facciamo parte tutti, che dovrà lavorare fino a giugno 2019».

Con Zaia ha annunciato che l'ente attuatore sarà il Coni e la sede della cabina di regia a Milano «con costante coinvolgimento dei team dislocati a Cortina in fase operativa. Ci impegniamo a individuare nel più breve tempo possibile il coordinatore che dovrà trasferire gli indirizzi strategici al Coni e vigilare sul contenimento dei costi».

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