«È ora di trasferire il carcere Rischio ricorsi su ecomostri»

De Pasquale sul Pgt: «A San Vittore arte e giovani»

«Più coraggio e meno burocrazia». Dovrebbero essere i due cardini del Piano di governo del territorio secondo Forza Italia che ha depositato circa la metà dei 318 emendamenti al Pgt su cui da ieri è partita la discussione in consiglio comunale. Un dibattito che proseguirà anche a gennaio e si preannuncia lungo visto che il capogruppo di Milano Popolare, Matteo Forte, ha giocato il «jolly» previsto dal nuovo regolamento d'aula: ogni gruppo nell'arco del mandato può chiedere che i tempi di una delibera non siano contingentati. Il capogruppo di Fi Fabrizio De Pasquale premette che il nuovo Pgt firmato dall'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran «è già molto meglio di quello prodotto durante l'ex giunta Pisapia, meno ideologico e i cambi di destinazione d'uso diventano più semplici». Nella richiesta di avere «più coraggio» rientra però, ad esempio, la proposta - su cui tante volte negli anni si è aperto e chiuso il dibattito - di «trasferire in nuove aree in via di sviluppo il carcere di San Vittore, a Porto di Mare o piazza d'Armi, liberando e valorizzando una preziosissima area del centro che non è di proprietà di fondi arabi o altro, ma dello Stato». Tante parti del carcere come la Rotonda sono sottoposte a vincolo, non si possono demolire. «E quegli spazi - spiega - vanno destinati a funzioni per i giovani, culturali, parte dell'area attrezzata per manifestazioni all'aperto, fiere e sagre di buon livello. Potrebbe diventare come Les Halles a Parigi». Con gli emendamenti taglia-burocrazia Fi chiede di eliminare o alleggerire le certificazioni ambientale, l'imposizione di materiali eco-sostenibile «che ancora si fa fatica a trovare sul mercato».

La battaglia di Sala e Maran agli «ecomostri» rischia di essere stoppata dai ricorsi.

Le regole inserite del nuovo Pgt dicono ai proprietari di edifici abbandonati che o presentano un piano e iniziano i lavori entro 18 mesi, o procedono negli stessi tempi alla demolizione e «congelano» le stesse volumetrie da utilizzare in futuro lì o in altro luogo secondo le regole oppure, se alla scadenza non hanno fatto nulla, il loro diritto edificatorio scende all'indice minimo (0,35 mq/mq) e il Comune si riserva di demolire e chiedere il rimborso. «Qualora la regola fosse applicata verrebbe impugnata fino alla Corte costituzionale - avverte De Pasquale -, lede il principio di proprietà privata».

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