Pavia, Pd e sindaco ai ferri corti: si candida l'assessore

Pavia, Pd e sindaco ai ferri corti: si candida l'assessore

La lista dovrebbe chiamarsi «Pavia a colori». Per ora, si vede un gran nero a sinistra. Arrabbiato nero è un pezzo del Pd locale, ora che l'assessore al Sociale Alice Moggi si è candidata a sindaco, prendendo tutti (o quasi) alla sprovvista. Nero è anche il sindaco in carica Massimo Depaoli, che dal Pd si è visto escludere senza motivo da un vertice convocato per fare il punto sulle imminenti elezioni comunali - a meno che il motivo dell'esclusione non fosse proprio una evidente provocazione. Nere sono dunque le prospettive del centrosinistra, che dopo aver vinto a sorpresa le elezioni del 2014, sull'onda del picco di popolarità del partito renziano, oggi si trova in crisi di consensi politici e con una città che brulica di malcontento e delusione. «Era logico che finisse così - commentano in piazza del Comune, davanti al barocco Palazzo Mezzabarba sede del Comune - anni e anni di lamenti nei corridoi alla fine vengono fuori sotto elezioni».

Vengono fuori eccome. E volano gli stracci. Un esponente molto in vista del Pd scrive che l'attacco dell'assessore Moggi al partito è «gratuito, ingiusto e vergognoso». Un consigliere comunale senza peli sulla lingua, Francesco Brendolise, rincara: «L'amministrazione Depaoli finisce qui. Peccato, avevamo sperato, come molti pavesi, di cambiare questa città, ma abbiamo evidentemente scommesso sulla persona sbagliata. Ora nessuno di noi è più legato da un vincolo di maggioranza poiché l'intervista di Alice Moggi svela un progetto politico alternativo».

Due progetti alternativi a 8 mesi dal voto significano due liste diverse, e due diversi candidati, con una prospettiva comune: perdere (se gli avversari si uniscono). Eppure i progetti e le strade, a sinistra, si sono divaricate da tempo, tant'è vero che oggi il sindaco, Depaoli, insegnante, area Legambiente, non è più un iscritto al Pd. I rumors pavesi, tuttavia, lo danno intenzionato a correre a riprovarci, a correre ancora. Depaoli e Pd, dunque, sono avviati verso la più classica delle escalation, che porta a una sfida fratricida. Il mancato invito di pochi giorni fa è solo l'ultimo caso. E la Moggi, fedelissima del «prof», ha risposto a dovere, con due mosse studiate a tavolino. Con un post su facebook ha annunciato con emozione la sua candidatura e con un'intervista alla «Provincia Pavese» ha spiegato che è disposta a ritirarla solo se il Pd torna sui suoi passi (e su Depaoli). «Semplicemente un ultimatum al Partito Democratico e ai suoi nuovi incredibili alleati - commentano tre consiglieri di centrodestra, Nicola Niutta, Rodolfo Faldini e Andrea Mitsiopoulos - Le cose quindi stanno diversamente da come ci vuole fare intendere l'assessore, altrimenti insieme alla decisione di candidarsi alla carica di sindaco avrebbe contestualmente presentato le sue dimissioni dall'incarico di giunta».

Niutta, Faldini e Mitsiopoulos prevedono che «purtroppo per tutti i protagonisti della commedia sarà presto chiaro che le responsabilità sono da distribuire in modo paritetico tra sindaco, Pd e altri convitati più o meno ufficiali».

Lo fanno, i tre, da un laboratorio civico-politico che sta riscuotendo una certa attenzione, e che sembra preludere a una lista civica come quelle che altrove alle Comunali hanno avuto notevole successo. In più, sembrano voler giocare su suggestioni trumpiane. «Pavia prima» è il nome che sta venendo fuori. E fra adesioni e confronti, lavorano già ai contenuti di un programma di massima.

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