Non c'è colore che, meglio del blu, fotografi le contraddizioni artistiche dello scorso secolo, mettendo d'accordo generi, forme espressive e sensibilità lontanissime. Dal genio di Picasso al blu oltremare di Yves Klein, dalla Rapsodia di Gershwin al Jerry Goldsmith di «Blue Max», passando per il tormentone nazionalpopolare di Modugno e la disco-dance degli Eiffel 65, difficile resistere al fascino del «periodo blu». Non ne fu esente neppure un gigante del design come Gio Ponti, che proprio dal blu -della Costiera Amalfitana, in questo caso- trasse ispirazione per le eleganti maioliche destinate al lussuoso hotel Parco dei Principi di Sorrento, da lui progettato e inaugurato nel 1962 in una location mozzafiato: l'antico Poggio del Conte di Siracusa, costruzione di fine '700 sospesa tra il golfo e il parco secolare. Le possiamo ammirare fino al 5 marzo in Triennale nella mostra «Gio Ponti: l'Infinito Blu», a cura di Aldo Colonetti e Patrizia Famiglietti, con la collaborazione di Salvatore Licitra. Cuore dell'esposizione, allestita in Quadreria, sono i 33 decori in maiolica «blu Ponti» della Ceramica Francesco De Maio: non solo le 27 piastrelle 20x20 cm utilizzate per il Parco dei Principi, ma anche 5 inediti mai realizzati, fino ad oggi solo disegni, tutti accostati su un'unica grande parete per permettere di apprezzarne i giochi caleidoscopici di permanenze e variazioni. Linee, superfici, serpentine. Quadrati, triangoli, rombi, quadrilateri, esagoni. Incontri fra geometrie, arcaici ed essenziali quanto moderni e sorprendenti. Punte e semicerchi, fiori e foglie, stelle, lune e semilune. Una combinazione di blu, azzurri e bianchi, di tratti geometrici e naturalistici, che ci trasporta d'un colpo nella magica atmosfera del miracolo economico visto da uno dei luoghi più esclusivi d'Italia. In mostra anche studi, foto, schizzi, progetti e appunti originali.
La De Maio, eccellenza mondiale nell'arte ceramica, è tenutaria del know-how della storica Ceramica D'Agostino di Salerno, con cui Ponti lavorò, ed ha il sigillo ufficiale del celebre designer che a partire dagli anni '50 rivoluzionò il linguaggio della ceramica. Ogni decoro racconta una storia, e tutti insieme testimoniano un'epoca.
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