La pièce è servita come un "Risotto" Riecco la performance di Fago

Dalla Triennale alla tenuta Colombara, un successo immutato

La  pièce è  servita come un "Risotto" Riecco la performance di Fago

La sera del 28 gennaio 2009 a Milano successe qualcosa di magico, strano, controcorrente. Il Salone d'Onore della Triennale ospitò una performance nata 30 anni prima, a Roma, nel teatro Politecnico. Una sorta di spettacolo da camera, o meglio da cucina, di cui si favoleggiava nei salotti colti: averlo visto aggiungeva gloria ai collezionisti di riti d'avanguardia. Ci fu la ressa per assistervi. L'appuntamento, organizzato da Giuliana Antonini e Lorella Stortini, era a inviti. Le sedie messe nel Salone ospitavano soprattutto artisti, giornalisti di massima risonanza, scrittori, imprenditori. Qualcuno riuscì a infiltrarsi, com'è doveroso in serate del genere. Ma che cosa videro invitati e imbucati? Videro, e assaggiarono, Risotto, opera teatrale scritta e diretta da Amedeo Fago, che con Fabrizio Beggiato cucinava appunto un classico risotto alla milanese, poi distribuito agli spettatori. Durata dello spettacolo: il tempo necessario per preparare e portare a perfetta cottura i chicchi, circa 45 minuti. Oggi, che si spadella ovunque, dalla tv ai più austeri musei, potrebbe sembrare poca cosa; invece Risotto è stato il primo spettacolo della seconda avanguardia novecentesca a prevedere la cottura in scena, fumi e odori che catturano i sensi degli astanti, come le parole che accompagnano Fago e Beggiato durante la performance. Beggiato ha insegnato filologia romanza; Fago, architetto, è autore e regista per cinema e teatro e fondò a Roma il centro culturale Politecnico, frequentato anche dal giovane Benigni. Risotto, con voci fuori campo e filmati, ha girato il mondo, con grande successo.

Stasera è rappresentato per la prima volta in un luogo che somiglia a una patria: la Tenuta Colombara di Livorno Ferraris, comune agricolo nel Vercellese, dove si coltiva il riso Acquerello della famiglia Rondolino, brand apprezzato dagli chef più titolati. Per l'occasione, viene consegnato il premio «Pannocchia d'Oro», della Famija Varsleisa, a Piero Rondolino, anche per il suo impegno nella promozione culturale di una zona dove il riso è re.

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