Quando ha letto la notizia sui giornali ha realizzato che la scazzottata era finita tragicamente e ha deciso di costituirsi. E con voce rotta dall'emozione ieri pomeriggio ha confessato di essere l'autore del pestaggio mortale di Ernesto Rossetti, 44 anni, morto dopo 36 ore di agonia. «Ha iniziato lui la lite, mi sono solo difeso» ha spiegato Marco C. 34 anni. Una versione che troverebbe conferma nella testimonianza del titolare del locale dove è avvenuta la rissa e per questo l'uomo è stato denunciato per «omicidio preterintenzionale».
Un episodio strano, scoperto solo per caso, in quanto inizialmente si era pensato che la vittima, un po' brilla, fosse caduta battendo la testa. La notte tra il 28 e il 29 novembre infatti Rossetti, era al bancone del Cubolungo, all'angolo tra via San Galdino e via Castelvetro. Muratore incensurato, nato in Puglia ma residente a Novate con la moglie, aveva già bevuto un paio di birre e un wiskey quando entrano tre uomini e due donne con cui ha uno scambio di battute non propriamente cortesi. Uno dei tre poi va fuori a fumare una sigaretta, lui lo segue e il bisticcio continua. Il resto lo raccontano le telecamere del bar: i due litigano, scambiano qualche spintone poi volano i pugni e il muratore finisce lungo e disteso per terra. Forse riceve altri due calci, poi gli stessi amici bloccano l'aggressore e lo portino via per evitare il peggio.
Sentito il trambusto, il barista esce, vede l'uomo privo di sensi e allerta il 118. Quando Rossetti viene soccorso però, il personale viene tratto in inganno dall'alito della vittima e pensano sia caduto perché ubriaco. Interviene anche una volante ma gli agenti, rassicurati dagli infermieri, rientrano con un «nullo». Rossetti finisce al San Carlo, va in coma, la tac rileva un'emorragia cerebrale e i medici decidono il trasferimento al San Raffaele, dove però muore alle 14 di venerdì 30. Qualche ora dopo la moglie si presenta al commissariato Sempione per riportare quel che gli ha detto un conoscente. L'amico riferisce di essere passato al bar, aver parlato con il barista che aveva guardato le registrazioni dell'episodio scoprendo come erano andate le cose.
Ieri è la notizia è su tutti i giornali e già in mattinata arriva una prima telefonata dell'avvocato di Marco C. Qualche ora dopo l'uomo si presenta al commissariato di Vigevano e subito trasferito a Milano. Separato con figli, è originario di Lodi ma vive a Milano in zona Forze Armate, autotrasportore, ha un solo precedente del 2004 quando patteggia dieci mesi per furto di bagagli alla Malpensa.
«Ha iniziato a insultarmi appena entrato - ha raccontato - poi quando sono uscito per fumare una sigaretta mi ha seguito continuando a provocarmi fino a quando l'ho colpito con un pugno.
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