Una protesta «in stile viale Jenner» anche a Melegnano. Il centro islamico della cittadina, uno fra i più grandi dell'area metropolitana, ha scelto il braccio di ferro col Comune (in mano a una giunta del Pd) è così si è riversato in strada, in mezzo a tir e auto di passaggio.
Qualcosa del genere era accaduto anche a Milano, dieci anni fa e oltre, con l'Istituto culturale islamico che andava a pregare sul marciapiede e nelle aiuole di viale Jenner, un po' per la nutrita frequentazione dei riti del venerdì, un po' per provocare le istituzioni inducendole a trovare una soluzione al caso-moschea di Milano. Stavolta al centro della protesta c'è la sede dall'associazione «Al Baraka», punto di riferimento dell'intero Sud Milano. L'amministrazione comunale intende impedire che lo stabile sia usato come sede di preghiera e alcuni giorni fa ha fato pervenire una diffida ai responsabili del centro. La questione, è nata diversi anni fa e le «scintille» risalgono ai tempi della giunta di centrodestra di Vito Bellomo, che aveva adottato provvedimenti analoghi perché «lo stabile insiste su un'area potenzialmente inquinata» come ha scritto Il Giorno raccontando la vicenda. Oltre a ragioni urbanistiche, rilevanti anche ai fini della nuova legge regionale anti-moschee, il caso Melegnano ha un doppio profilo di sicurezza: il terreno su cui sorge il centro e la posizione e la posizione-destinazione del capannone. Lo fa notare anche l'ex assessore alla Sicurezza, oggi responsabile provinciale di Fdi, Fabio Raimondo, che dice: «Centocinquanta islamici occupano abusivamente la strada davanti alla moschea abusiva per ascoltare il sermone del loro imam», e avverte: «Le regole vanno rispettate: quella moschea è abusiva e non ci potete stare». «Non è per problema di culto - aggiunge Raimondo - le regole devono essere rispettate da tutti. Pregare lì non si può, anche perché che l'area industriale è attraversata da mezzi pesanti, è realmente pericoloso per le persone e i bambini. Per questo ci siamo mossi noi con i provvedimenti degli anni scorsi, cui ha fatto seguito l'atto della attuale giunta». In effetti, come detto, l'attuale sindaco Rodolfo Bertoli (Pd) ha diffidato il centro, che però non intende cedere: «Non abbiamo un altro posto dove pregare» ha detto il presidente di Al Baraka, Krais Mokrani, ne ha dato conto Il Giorno.
Il
centrodestra però criticare la giunta attuale, accusandola di essersi mossa tardi, solo dopo un'interrogazione, presentata dai deputati leghisti Fabrizio Cecchetti e Luca Toccalini e rivolta al ministro dell'Interno Matteo Salvini.
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