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Dopo la protezione del Comune i centri sociali assaltano Aler

Paolo Limonta, cioè il sindaco Giuliano Pisapia, chiede al questore di non sgomberare il Collettivo Lambretta, tre villette Aler occupate da un manipolo di antagonisti. E loro rispondono riempiendo di rifiuti la sede dell'Azienda. Un'incursione portata a termine in pochi istanti tanto che, una volta dato l'allarme, la polizia non ha fatto in tempo ad arrivare che erano già spariti. Ora gli investigatori stanno visionando i filmati, senza grande esito perché gli «incursori» hanno agito a volto coperto.
Il «Lambretta» fu occupato il 21 aprile da un centinaio di ragazzi dell'autonomia, molto vicini alla galassia Corsari-Rete studentesca. Gli assaltatori presero senza colpo ferire tre splendide villette in stile liberty situate in via Apollodoro proprio dall'altra parte di viale Romagna 26, sede dell'Aler proprietaria degli stabili. La giustificazione fu sempre la solita: «case vuote da anni e in preda a degrado». Accusa a cui l'Aler risponde spiegando come «Gli edifici occupati sono stati liberati di recente, per essere coinvolti in un progetto di valorizzazione». Segue quindi il dettagliato elenco di tutti i 14 edifici di proprietà pubblica in zona, di cui cinque ancora occupati dagli inquilini. Dei rimanenti nove, sottolinea l'Aler, il primo è stato liberato nell'ottobre 2009, l'ultimo a settembre 2012.
Ma questi sono dettagli, a partire da quel fatidico 21 aprile i giovani si sono insediati e hanno ribattezzato lo spazio «Collettivo Lambretta» per la gioia della giunta Pisapia. Per il centro sinistra ogni occupazione se non proprio una benedizione del Signore, quanto meno è sintomo che la città è viva e decisa a reagire al grigiore in cui l'aveva fatta piombare la giunta Moratti. Le uniche voci di dissenso si sono levate dal centrodestra, tra i sostenitori di uno sgombero in tempi rapidi anche l'assessore regionale Domenico Zambetti, nei giorni scorsi però finito in galera con l'accusa di aver comprato voti dalla 'ndrengheta. Motivo più che sufficiente per chiedere la sospensione di qualsiasi operazione di sfratto forzoso. Come sostiene Paolo Limonta, «grande elettore» di Pisapia, poi premiato con la nomina a responsabile dell'Ufficio relazioni con la città. Che, presa carta e penna, ha scritto al questore Luigi Savina: «Nonostante sappia benissimo che occupare sia illegale e, oggi, sia anche convinto rappresenti una pratica politicamente sbagliata - precisa Limonta - penso che lo sgombero non si debba eseguire perché ossessivamente richiesto dall'assessore Zambetti». A parte quella curiosa precisazione «oggi sia anche convinto rappresenti una pratica politicamente sbagliata» come dire che ieri non lo era e domani chissà, par di capire che una qualsiasi affermazione sia giusta o sbagliata solo in base a chi la esprime.
Ma anche questi sono dettagli, l'importante che i giovani difesi dal responsabile dell'Ufficio relazioni con la città abbiano recepito il messaggio. Come hanno dimostrato l'altra sera nel corso dell'intrepido blitz contro l'Aler. Mancavano pochi minuti alle 20 ed essendo domenica gli uffici erano chiusi e deserti, a parte alcuni guardiani. Improvvisamente dal nulla sono sbucati una trentina di giovani con i volti coperti da passamontagna e fazzoletti. Ciascun portava in spalla una grosso sacchetto dell'immondizia poi rapidamente svuotato davanti all'ingresso. Pochi istanti e davanti ai portoni protetti da inferiate si era accumulato una montagna maleodorante di immondizia. Il tempo che i custodi se accorgessero dell'attacco, chiamassero le forze dell'ordine e i ragazzi erano spariti.
Più tardi guardando le immagini riprese dalle telecamere di vigilanza, la Digos ha potuto notare come gli «incursori» fossero arrivati da via Apollodoro e poi siano fuggiti nella stessa direzione. Guarda caso proprio dove sorge il «Collettivo Lambretta.

Certo è solo un indizio e non una «prova provata» della loro colpevolezza. Ma come ha insegnato Giulio Andreotti «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca» con buona pace di Limonta e degli altri ultrà del «Lambretta»

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