Viviana Persiani
Avete mai recitato in una compagnia teatrale? Fosse anche nella recita scolastica all'asilo o in quella amatoriale o parrocchiale? Non cambia molto da ciò che accade a un professionista. L'iter è lo stesso. Ti arriva il copione, lo studi, lo provi con i tuoi colleghi artisti, lo metti definitivamente in scena la sera della «prima». Di solito, con la stessa tensione che accomuna piccoli e grandi, dilettanti e attori consumati. Con l'emozione di affrontare il pubblico, dal vivo e poco importa se, davanti a te, ci siano i tuoi genitori, amici e parenti o persone che abbiano pagato il biglietto per vederti. Un attimo prima che il sipario si apra, la gola è secca, il cuore batte all'impazzata, cresce la paura di bloccarsi.
Poi, quando si entra in scena e si ricevono i primi applausi, tutto viene scordato. Si entra in una dimensione parallela dove sei tu e solo tu. O meglio, fino a quando non partono le prime battute. Allora, pian piano, il buio diventa penombra, le teste di chi è seduto in platea iniziano a disegnare i propri contorni. Tu li guardi, li fissi, stabilisci una connessione emotiva.
È il momento magico nel quale l'attore sa che ha «in pugno» il pubblico, lo provoca, lo porta dove vuole. L'amante del teatro, seduto sulla poltroncina, sa che cosa ci sia dietro quella «prima». Conosce i sacrifici fatti e li apprezza. Non è come quello che va al cinema, di solito fruitore «usa e getta». Sono spettatori diversi perché sono estremamente differenti le due espressioni artistiche. Certo, si tratta pur sempre di recitare, ma un conto è farlo in presa diretta, un altro è ripetere infinite volte la scena fino a quando il regista non darà il suo via libera.
Non a caso, mentre un attore di teatro, di solito, quando si dà al cinema, finisce per emergere. Nel percorso inverso, dal grande schermo al palco, non sempre i risultati risultano così eccellenti.
Questo Focus, tradizionale appuntamento con i nostri lettori, presenta alcune delle stagioni più rappresentative dei palcoscenici milanesi, oltre ad alcuni approfondimenti su specifici spettacoli. Lo abbiamo scritto più volte, ma vale sempre la pena ripeterlo come. Leggendo le varie proposte messe in scena dai direttori artistici, ognuno di voi troverà la rappresentazione, la suggestione, il genere, l'artista più adatto a sè. Dietro quei nomi, quei titoli, quelle date sul calendario, ci sono mesi di prove, sacrifici, rinunce.
Lo
spettatore milanese, è attento e preparato. E lo dimostra. Quella tra attore e spettatore è una storia d'amore intensa che il teatro, soprattutto a Milano, sa regalare.I tradimenti, da ambo le parti, non sono ammessi.
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