C'è un museo della memoria musicale. Una collezione che è uno scrigno di piccoli e grandi tesori, «eredità» di una più grande permanente aperta negli ultimi anni dell'Ottocento. Si tratta della mostra di strumenti musicali antichi del Conservatorio di Milano. La vetrina principale è nel foyer della sala Verdi, la principale, ma nonostante la posizione ottimale per essere notata, c'è da giurarci: il pubblico dei concerti, preso dai richiami del recital imminente, dalle operazioni di ingresso e dalle chiacchiere, tende a guardare poco. Non se ne accorge. «Eppure è un vero e proprio scrigno di tesori, pezzi a volte unici, di grande valore storico e non solo», attacca Graziano Beluffi, 64 anni, da una trentina docente di violoncello in loco e dalla fine degli anni Novanta incaricato di tenere in ordine, «accudire» la collezione. L'ultima novità a proposito, in questo periodo l'arrivo dopo il restauro di un violino Sannino del 1930 donato da un privato, il dottor Antonio Busnengo. «Ci ha consegnato lo strumento - spiega il curatore - con la raccomandazione di farlo suonare agli allievi più meritevoli». Bella storia tra le altre di questa accademia inaugurata nel lontano 1808.
Un percorso fatto pure di traslochi («la collezione nel 1916 venne trasferita alla Scala»), ma anche di traumi pesanti, come i gravi danneggiamenti dell'istituto durante la seconda guerra mondiale («le bombe colpirono anche le zone dell'esposizione che contava circa trecento pezzi, il doppio di oggi»). Finito il grande conflitto la rinascita, «pian piano gli archi vengono recuperati, sistemati ed esposti», aggiunge. Un lavoro lento fatto di competenza e pazienza insieme. Un lavoro che possono fare dei certosini. Tanti strumenti letteralmente «ripescati» dalle cantine del Conservatorio, scovati dentro armadi impolverati e dimenticati, magari buttati là come legni vecchi senza importanza. In particolare negli ultimi venti anni - afferma - è stato realizzato il censimento di questi, molti i restauri effettuali grazie alla passione e all'interessamento concreto delle diverse dirigenze che si sono succedute». Nei giorni nostri è il turno del direttore Cristina Frosini, impegnata anche lei a far conoscere i tesori e i talenti della scuola musicale di Milano. E ancora.
«Gli strumenti di maggiore valore della collazione - illustra il professor Beluffi - sono gli archi. Per esempio, qui abbiamo una viola Amati della fine del Cinquecento, un violoncello Guarneri e due violini Guadagnini». A questi, si aggiungono alcuni esemplari Testone, Landolfi e Pressenda, quest'ultimo considerato lo Stradivari torinese dell'Ottocento. Di più. In questo viaggio storico, in bella vista nella vetrina ecco «farsi notare» una tromba marina: una specie di violoncello, molto stretto e alto, con una corda soltanto. Usato sino alla fine del periodo barocco, serviva da sostegno alle voci gravi nei cori delle celebrazioni liturgiche. «Il suono - aggiunge l'esperto - ricorda molto il rumore del mare in tempesta». Tra i compositori del passato che lo hanno utilizzato, il «prete rosso» veneziano, Antonio Vivaldi. No, non solo archi. Si possono ammirare tastiere dei secoli passati, come il clavicembalo Shubi del periodo mozartiano. Occhio però, non c'è solo l'esposizione frontale del foyer. La collezione storica del Conservatorio comprende una quindicina di vetrinette laterali, basta fare qualche passo nei corridoi circostanti per trovarle e ammirare. Tra queste, sicuramente, spicca quella dedicata interamente ai cimeli di Arturo Toscanini, c'è il suo frac donato dal Maestro Riccardo Muti. Un po' di storia. Forse non tutti lo sanno, il grande direttore d'orchestra di Parma, prima di diventare direttore stabile del Teatro alla Scala, lavorò a lungo nell'auditorium principale del Conservatorio meneghino.
Domanda conclusiva: che cosa ci potrebbe essere nel futuro della collezione storica del «Verdi»? «Beh, parlando dei progetti - conclude Graziano Beluffi - tra i più importanti c'è arrivare al completamento, con conseguente valorizzazione, di questo prezioso patrimonio.
L'obiettivo fissato, tra l'altro, verrà raggiunto quando sarà realizzato il restauro di tutti quaranta, cinquanta strumenti che in questo senso mancano all'appello». Dulcis in fundo, entro un paio di anni ci sarà pure il nuovo catalogo dedicato interamente a questa collezione. Un altro passo in avanti per la cultura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.