Ricetta dei consiglieri per movida selvaggia? Prezzi uguali per tutti

Alzare i prezzi dei cocktail contro il degrado. Una parte di prezzi salati, due di lustrini, mezza di ghiaccio e voilà la clientela chic è servita. Questa almeno la ricetta contro la movida selvaggia all'Arco della Pace e in corso Sempione. Messa nero su bianco in un documento dal titolo «Area Sempione ed indirizzi di intervento» proposta dalla commissione Commercio della zona 1, che ieri è stata discussa in consiglio di zona per essere sottoposta poi alla giunta. Tentativo poco ortodosso di superare, d'accordo con i residenti, la chiusura anticipata alle 23 per i dehor. All'origine di tutti i mali le notti insonni di chi vive nel quartiere causate dagli schiamazzi notturni e del vociare degli avventori dei locali, 14 tra Arco della Pace e il primo tratto di corso Sempione, che amano intrattenersi davanti a bar e pub oltre l'orario di chiusura. Gli abitanti della zona, esasperati, hanno commissionato sopralluoghi e rilevazioni ad Arpa che ha misurato, come riporta anche la relazione, decibel oltre i limiti dovuti al rumore antropico, il vociare dei clienti appunto. Così gli uffici del Comune hanno stabilito, solo per quest'area, la chiusura alle 23. «Gli operatori commerciali - si legge nel documento - hanno sottolineato la negatività del provvedimento di attuale limitazione oraria dei plateatici, richiedendo che gli orari fossero ridefiniti per l'area alle ore 1 e alle ore 2 per gli esercizi, salvo che nei giorni di venerdì e sabato in cui uniformare l'orario alle 2». Chiudere alle 23 non risolve il problema, «lo sposta e anzi lo peggiora - spiega Fabio Acampora presidente Asco Arco della Pace - la gente si intrattiene davanti ai locali lo stesso, solo che noi non possiamo più intervenire perché non siamo in un'area privata ma sul pubblico marciapiede».
Così sembra che i residenti siano «disponibili alla valutazione in ordine delle ipotesi evidenziate». Tra i punti del «patto» tra commercianti e cittadini appunto, l'impegno a mantenere un comportamento civile tra i clienti, a ripulire l'area, non vendere alcolici in vetro per asporto dopo l'una, a installare ombrelloni fonoassorbenti, e a «praticare prezzi che non si discostino dalle medie applicate nella zona interessata ed, in generale, nel centro cittadino. Gli esercenti si obbligano a non svolgere offerte speciali o promozioni di bevande alcoliche con qualunque modalità». «Il problema - spiega ancora Acampora - sono alcuni locali piccoli, che non hanno dehors e che per attrarre clientela vendono alcolici a prezzi stracciati, attirando soprattutto giovani. I ragazzini vengono invogliati dalle promozioni, si ubriacano e diventano molesti». Da qui l'idea, assunta dal consiglio di zona - di spingere i commercianti a uniformare i prezzi per alzare il livello della clientela, nella speranza che sia meno molesta e più educata. Roba da far impallidire l'antitrust...

«Io ho sollevato un problema di legalità - commenta perplesso Alfredo Zini, presidente di Epam, l'associazione che riunisce i pubblici esercizi, l'Antitrust lo vieta. Così ci auguriamo che le chiusure concordate valgano solo per Arco della Pace e il primo tratto di Sempione, e non tutti i 180 locali del Duc (distretto urbano del Commercio) che sarebbero ingiustamente penalizzati».

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