Riparte il calvario delle tasse ma a Pisapia non bastano mai

Per i milanesi un rientro amaro dalle ferie: 450mila bollettini E Palazzo Marino punta a un altro «tesoretto» da 178 milioni

Riparte il calvario delle tasse ma a Pisapia non bastano mai

Amaro ritorno per i milanesi. Chi ha potuto permettersi qualche giorno di vacanza, controllando la casella postale ha trovato il bollettino della Tari (così si chiama la nuova-vecchia tassa sui rifiuti). Sono 450mila i moduli inviati dal Comune alle famiglie. La scadenza indicata è il 16 settembre, giorno fissato per il pagamento dell'acconto: si tratta della metà di quanto pagato lo scorso anno per la Tares. Ma è solo il primo dei giorni da segnare nel calendario. Un mese dopo sarà ancora il servizio di smaltimento dei rifiuti che pretende la sua quota di finanziamento, stavolta si parla di Tares 2013, dunque del tributo riferito allo scorso anno: entro il 16 ottobre si dovrà pagare il conguaglio per i cambi di residenza, di attività lavorativa o di composizione del nucleo familiare. Il 30 novembre, poi, è la data prevista per il saldo dei pagamenti, ed è lì che saranno applicate detrazioni e agevolazioni. Il 16 ottobre, poi, sarà un giorno disgraziato. Non dovremo dimenticare, infatti, l'acconto della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili legati agli immobili, che sostituisce l'Imu per le prime case non di lusso. L'aliquota decisa da Palazzo Marino è fissata al 2,5 per mille. Su 360mila prime case in città, calcola il «Corriere», 22mila saranno esentate dal pagamento. Il saldo della Tasi è fissato al 16 dicembre, stesso giorno in cui deve essere pagato il saldo dell'Imu, con aliquota che il Comune ha stabilito al 10,6 per mille.

Quanto alle voci di bilancio, Palazzo Marino prevede di incassare 286 milioni di Tari, 144 di Tasi e 537 milioni di Imu (mentre altri 178, per i cosiddetti fabbricati strumentali, finiranno allo Stato). Una bella «vendemmia» di euro dei contribuenti, ma sembra non bastare agli inquilini del Comune. In un'intervista rilasciata alla «Repubblica», l'assessore al Bilancio Francesca Balzani ha mandato un messaggio al governo. «Renzi ci deve dare 178 milioni». I soldi in questione non sono del presidente del Consiglio, ovviamente. Sono quei 178 milioni di cui abbiamo parlato sopra: l'imposta pagata su capannoni e laboratori, che ora va allo Stato. L'assessore sostiene che il Comune vorrebbe tenerseli. Per fare cosa? Per ridurre Irpef o altre aliquote di una tremenda pressione fiscale? No, per «investimenti», che Balzani vede in cultura o servizi per le donne che vogliono lavorare. A questo punto, sempre nella sua conversazione con «Repubblica», l'assessore garantisce tuttavia - bontà sua - che è intenzione degli attuali amministratori arrivare al 2016, data delle prossime elezioni comunali, «senza altre poste straordinarie», anche se precisa che «dipende anche dal governo, ma per quanto ci riguarda non ce ne saranno».

Balzani comunque pensa che 1,3 miliardi di prelievo fiscale non siano un gran problema. «Tutti sono attenti agli aumenti - concede - ma dai milanesi in questi mesi arriva più di tutto la richiesta di servizi di qualità».

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