Risate e psicodramma di tre star al femminile

Risate e psicodramma di tre star al femminile

Sara è da poco entrata in gravidanza quando, da una fabbrica di profumi del paese in cui abita, fuoriesce un'immensa nube tossica. Siamo a Seveso, è il 1976, la sostanza sparsa nell'aria è la diossina e quello che si profila è uno dei più gravi disastri ambientali avvenuti in Italia. La fuga di gas velenoso può avere conseguenze tremende sui feti e Sara, come le altre madri che vivono nei quattro comuni contaminati, è sollecitata dai medici e dal marito ad abortire. Ma quel bambino lo ha tanto atteso e, nonostante abbia il terrore di dare alla vita una creatura deforme, non riesce proprio a rinunciarvi. In Anima errante, il dramma di Roberto Cavosi in cartellone dal 10 al 27 gennaio al Tieffe Menotti con la regia di Carmelo Rifici, il personaggio di Sara è interpretato da Maddalena Crippa, una delle tre eccellenti attrici che vedremo in scena in questa settimana di debutti. Interprete prediletta da Giorgio Strehler e Peter Stein, la Crippa è nata nel 1957 a Besana Brianza, un paese a una dozzina di km da Seveso, ed è uno dei volti femminili che si vedono spesso sui palcoscenici dei più importanti teatri, ma di rado sul grande schermo (i suoi film sono pochi e ben centellinati).
Chi invece ha nel suo curriculum più di quaranta pellicole, e dal livello quasi sempre alto, è Margherita Buy, la protagonista insieme con Patrick Rossi Gastaldi del reading di In nome del padre, il testo di Luigi Lunari in programma al Franco Parenti da venerdì a domenica. In questa «commedia sentimentale e ottimista», come la definisce il suo autore, la Buy ha il ruolo di Rosemary Kennedy, sorella del presidente assassinato, ma in primo luogo figlia del patriarca di un clan di origini irlandesi che ha inciso nella storia degli Stati Uniti. Accanto a lei, in un luogo imprecisato che ha l'aspetto di un limbo, di una sala d'aspetto per l'oltretomba, c'è Aldo Togliatti, il figlio imperfetto e tenuto nell'ombra del leader del PCI, interpretato da Rossi Gastaldi.
Il dialogo tra i due assume i tratti di un rito di purificazione della memoria, in cui si intrecciano vicende della storia individuale e di quella collettiva, e di un processo di affrancamento dalle complesse dinamiche famigliari.
All'opposto della figlia eterea e tormentata interpretata dalla Buy, la madre a cui presta il volto e la voce Angela Finocchiaro in Open day, lo spettacolo in cartellone al Piccolo Teatro Grassi dall'8 al 20 gennaio, è concreta e sicura di sé. O almeno così sembra, perché il senso pratico e la solidità psicologica sfumano appena si tratta di iscrivere la figlia svogliata e ribelle al liceo e, al posto della compilazione del modulo cartaceo, la scuola ipertecnologica chiede ai genitori di realizzare un video in cui rispondere a «semplici domande». Insieme con l'ex marito (interpretato da Michele di Mauro), l'intrepida insegnante di corsi per «vivere sereni vincendo i propri blocchi» si rivela confusa e impacciata nel districarsi fra le tortuosità di un mondo in costante mutamento, nel quale valori e certezze sono rimessi quotidianamente in discussione.

Da Open Day affiora il divertente ritratto di una famiglia contemporanea, in cui essere genitori di figli adolescenti è un'impresa titanica, per far fronte alla quale forse non bastano neppure l'umanità autoironica e antieroica di un'attrice bravissima, spassosa e allo stesso tempo raffinata, come la Finocchiaro.

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