Nonostante «il parere contrario» degli alti manager della società «preoccupati delle possibili conseguenze sulla tenuta e la regolarità del bando» fu proprio l'allora commissario unico di Expo, il sindaco Beppe Sala, ad autorizzare lo stralcio della gara su verde dal bando sulla Piastra di Expo. Sono le conclusioni a cui è arrivata la Guardia di Finanza, compaiono negli atti depositati dalla Procura generale di Milano che ha chiuso l'indagine sull'appalto. Nei giorni scorsi Sala aveva ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini sul maxi appalto, ed era emerso che oltre all'accusa già nota di falso materiale e ideologico su due atti che servivano a modificare la commissione giudicatrice (il documento per inserire i membri supplenti sarebbe stato firmato da Sala dopo l'apertura delle buste, ma retrodatato) gli viene contestata anche una presunta turbativa d'asta. Come ricostruisce la Procura generale, per confezionare un bando «su misura» per l'associazione dei florovivaisti lombardi, avrebbe disposto lo stralcio del bando della fornitura degli alberi, per un valore di 5 milioni, «senza un provvedimento formale» e su pressioni anche della Regione Lombardia governata allora da Roberto Formigoni. La direttiva sullo stralcio, si legge negli atti, «venne resa operativa all'ad di Expo nonostante il parere contrario sia dal Rup (responsabile unico delle procedure di gara sulla piastra, ndr.), Carlo Chiesa, sia del Responsabile dell'Ufficio Gare e Contratti di Ilspa, Pierpaolo Perez, ma, soprattutto, del legale di Ilspa, Carmen Leo» preoccupati della tenuta del bando, «rilevato che allo stralcio di tale fornitura» che era stata assegnata insieme al maxi appalto alla società Mantovani, «non è corrisposta la modifica del prezzo finale posto a base d'asta». L'importo dei 5 milioni per gli alberi non venne scorporato dai 272 milioni della Piastra ma «artificiosamente spalmato sulle altre lavorazioni allo scopo di mantenere inalterato il valore della base d'asta».
La Gdf chiude con un giudizio severo l'informativa consegnata alla Procura, rileva «plurime alterazioni» da parte di «soggetti con ruoli di rilievo pubblico, imprenditori privati e anche rappresentanti di enti pubblici». «L'insieme dei dati esposti - scrive - seppur con tratti talvolta indefiniti stante il tempo trascorso e l'aleatorietà di talune giustificazioni addotte dai diretti interessati, si ritiene sia correlabile a un ampio fronte informativo che non può essere ricondotto (e/o trovare giustificazione) unicamente nella realizzazione della Piastra, intervento di natura edilizia - strutturale imprescindibile per la realizzazione dell'evento Expo, nè tantomeno alla sola fornitura delle essenze arboree». E «le condotte hanno determinato indubbi risvolti di natura economico-patrimoniale che, in questo caso, spesso hanno a loro volta innescato ricadute sui valori di finanza pubblica correlati all'esposizione universale». Conferme all'ipotesi della Procura sul via libera da parte dell'ex commissario allo stralcio del verde arrivano dal responsabile della gara Carlo Chiesa. In un'intercettazione del 2 marzo 2012 con Perez, anche lui indagato, dice: «Io ho avuto il via libera adesso da Sala». E sentito dagli inquirenti coordinati dal pg Felice Isnardi il 22 marzo 2017, racconta di avere ricevuto «una generica approvazione dall'ad Sala in via riservata e informala» attraverso una mail.
Il sindaco Sala, è quanto riferisce il suo avvocato Salvatore Scuto, «conferma la sua decisione di non commentare in alcun modo il merito dell' inchiesta. Da parte mia - aggiunge il legale - desidero sottolineare che lo stralcio parziale, relativo alle piante, è stato approvato all'unanimità dal Consiglio di amministrazione di Expo il 28 maggio 2012.
Ed è stato inoltre il risultato di un processo di valutazione diretto in prima persona dal responsabile unico del procedimento ingegnere Carlo Chiesa». Questo, conclude Scuto, «sottolinea e conferma che tutta l'azione svolta da Sala è stata improntata alla più assoluta trasparenza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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